Luciano Pignataro
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Perchè i pizzaioli star disertano il pizza Village per comparsate snob?

Perchè i pizzaioli star disertano il pizza Village per comparsate snob?
di Luciano Pignataro
Lunedì 12 Settembre 2016, 15:03 - Ultimo agg. 15:12
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In questi giorni il lungomare di Napoli è stato al centro dell'attenzione per il Pizza Village, con centinaia di migliaia di persone, oltre mille pizzaioli, 50 forni accesi. Un grande festa popolare boicottata, sempre al Sud siamo, da chi non sa fare di meglio e presenta denunce cavillose e legaiole, come ad esempio la verifica della correttezza del termine Stg in una categoria di premio del Campionato Caputo.

Nuotare in questo oceano di folla, fatta di giovani e di famiglie, stranieri e visitatori venuti da ogni parte d'Italia, trasmetteva una energia impressionante.

Mi sono chiesto: ma se io fossi un pizzaiolo affermato dove vorrei stare con tutte le mie forze? La risposta è semplice: avrei fatto di tutto per essere presente al Pizza Village, anche con carte false.

In effetti c'è stato un riavvicinamento di tanti nomi in questa edizione a cominciare da Gino Sorbillo ed Enzo Coccia per continuare con emergenti come Giuseppe Pignalosa delle Parule di Ercolano e Gianfranco Iervolino.
Riflettevo dunque come fosse una forma di provincialismo al contrario quella di non farsi vedere negli appuntamenti organizzati a casa per darsi un tono, quasi a mettere le distanze.

Un complesso che nel mondo del vino e in quello della cucina è stato superato perché non c'è evento in cui i primi ad esserci non sono proprio i grandi chef e produttori, quelli già conosciuti.

Il meccanismo è semplice: se sei grande davvero, se sei stato il primo a fare qualcosa, stare in mezzo agli altri ti esalta ancora di più.

Questo atteggiamento snobistico di mantenersi a distanza risalta ancora di più quando poi si sbava sottobanco (leggi mail e telefonate a destra e manca) per essere chiamati in manifestazioni molto circoscritte, e che per raggiungere il pubblico fatto al Pizza Village dovrebbero essere replicate una volta al giorno per mille anni.
Con una differenza commerciale di fondo rispetto al vino e ai ristoranti. Perché le cantine per sopravvivere hanno bisogno ormai di esportare almeno il 50% e i ristoranti del pubblico esterno.

Quindi il paradosso è che chi ha bisogno di uscire fuori è sempre presente negli eventi di casa propria (cantine e chef) mentre chi ha bisogno di nutrirsi di pubblico regionale, se la tira aspettando la chiamata fuori regione.
Spigolature psicologiche per capire a volte come sia difficile organizzare eventi di valore a casa propria.
E per dire che il viaggio nella mente umana è l'unico che non può essere completato in una vita.

 

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