Sannio, il buon vino salvato dal fango

Sabato 31 Ottobre 2015, 10:42
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 Se ci fossero dubbi sulla potenza evocativa del vino basterebbe andare nel Sannio in questi giorni e misurare la solidarietà che ha ricevuto la Cantina di Solopaca, le cui 80mila bottiglie salvate dal fango sono andate a ruba in una gara di solidarietà che ha coinvolto tutta l’Italia. Certo la Cantina è grande, ma aiuto e incoraggiamento hanno avuto anche le altre piccole aziende colpite in modo duro e molto note agli appassionati come Torre del Pagus a Paupisi di Giusy Rapuano, Santiquaranta di Luca Baldino e Lorenzo Nifo Sarrapocchiello a Ponte. L’alluvione è avvenuta quando ormai quasi tutta la vendemmia di una annata straordinaria era stata portata in cantina. Mancava solo l’aglianico, ma anche in questo caso i danni sono stati limitati perché i vigneti sono quasi tutti in collina e non nel fondovalle spazzato dal fiume e che ha cambiato il paesaggio rurale tra Paupisi e Ponte. Come spesso accade in questi casi le notizie circolano imprecise: liste di aziende colpite e che invece non hanno avuto alcun problema (Michela Muratori di Oppida Aminea, chiamata in casua, ha protestato duramente) o comunicati apocalittici in cui si sosteneva che per cinque anni il Sannio non avrebbe potuto più produrre vino, lasciando così intendere che se l’anno prossimo si trovassero delle bottiglie così etichettate sarebbe una truffa. Dobbiamo considerare che se non ci fossero stati i vigneti i danni sarebbero stati sicuramente maggiori e più drammatici in termini di perdita di vite umane. Il territorio è salvato dalla contenuta antropizzazione e dal profondo rapporto che il territorio ha con la viticoltura. Non a caso qua si produce oltre la metà del vino campano e il paesaggio è segnato da vite e olivo per moltissimi chilometri come in nessuna altra parte della regione. L’appello della Cantina Sociale è stato raccolto da migliaia di persone ed è una spinta per tutto il comparto viticinicolo sannita. La nuova e giovane dirigenza della Cantina, presieduta da Carmine Coletta, ha espresso una vocazione al dialogo con le altre realtà presenti sul territorio, La Guardiense, Cantina del Taburno, e finalmente si è creato un sistema che altrove non esiste. Il Consorzio riceve attacchi, come è capitato a quello della Mozzarella, perché funziona e infastidisce chi coltiva piccoli orticelli ignorando le possibilità infinite aperte dal mercato mondiale. Come sempre è questione di fiducia nel prossimo e nel territorio. Ma il modo con cui il sistema ha superato questa crisi induce a restare ottimisti.
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