Maria Pirro
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Cardarelli, a lezione in sala parto:
«Coppie più unite e meno cesarei»

di ​Maria Pirro
Sabato 26 Gennaio 2019, 21:35
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Si inizia con un'iniezione di fiducia. E quando si presentano dei medici sorridenti con tutta la squadra, nessuno avverte più la paura. Le future mamme e i loro partner trovano ginecologi e ostetriche pronti ad accoglierli, insieme con professionisti al lavoro nella terapia intensiva neonatale di diverse strutture che illustrano le attività e consegnano report scientifici. Così parole e dati chiari si intrecciano lungo quel tratto incerto che unisce genitori e figli, nella regione che ha il record di tagli cesarei, e allora la questione può diventare non solo privata.

«Il corso gratuito di accompagnamento alla nascita organizzato al Cardarelli, al via dal 22 gennaio, va incidere direttamente sul ricorso al bisturi e contribuisce a portare al 25 per cento il numero di interventi chirurgici, in linea con lo standard previsto nei livelli essenziali di assistenza dal ministero della salute raggiunto nella struttura. Il parto spontaneo è infatti più sicuro», certifica il primario Claudio Santangelo, promotore dell'iniziativa. «L'impatto è positivo», sorride Alessandro Bifani, avvocato 29enne, alla ventiquattresima settimana di gravidanza che si è iscritta con il marito Alessandro Spena. Lui è medico e lei già comincia a cambiare idea anche sull'allattamento al seno.

«È una scelta che mi mette ancora ansia, ma l'incontro in corsia con una dottoressa, a sorpresa, mi sta portando a rivedere l'idea di partenza tramandata in famiglia». «Facilitando il contatto madre-bambino, si sostiene anche il rapporto futuro», interviene il primario dando appuntamento alla prossima lezione, martedì 29 gennaio e incentrata sugli esercizi di respirazione; le seguenti riguardano le tecniche di rilassamento-decontrazione, coinvolgendo insegnanti di yoga. Ed è un modo diverso per imparare ad ascoltare il proprio corpo in vista di un «parto attivo». Per questo, è indicata anche un'attività fisica specifica. E poi, si parla di stili di vita, igiene e sessualità in gravidanza senza trascurare i pericoli e le fasi del parto, la conoscenza di posizioni alternative durante il travaglio. «Non occorre necessariamente stare sdraiate a letto», spiega Santangelo ai 40 partecipanti, completando l'analisi del programma che si chiude il 23 aprile con un ulteriore incontro con tutto il personale e la visita della sala parto, dove nel giorno fatidico è ammesso anche il papà. «Arrivare a questo è stato possibile grazie a un lavoro di squadra sostenuto dalla direzione dell'ospedale, attraverso audit mirati a individuare le criticità, adeguando il numero di ostetriche in modo da garantire un rapporto di uno a uno nell'assistenza durante le 24 ore, provvedendo a una formazione mirata degli operatori e alla simulazione delle situazioni di emergenza utilizzando i manichini». E, con il rooming in, da subito il neonato resta in stanza con la madre.
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