Maria Pirro
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«Coronavirus, cautela e spazi da ripensare: così si può scongiurare la seconda ondata di contagi»

Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma
Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma
di ​Maria Pirro
Lunedì 20 Aprile 2020, 14:17 - Ultimo agg. 14:29
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Francesco Vaia, napoletano di Casandrino, è il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, l'istituto nazionale malattie infettive, principale riferimento anche per il coronavirus: sulla sua scrivania, ha una statuina di Maradona e un'altra di Mertens, accanto al messaggio di Papa Francesco che esprime gratitudine a medici e infermieri e l'ultimo comunicato che fa il punto sull'emergenza. E spiega: «Vediamo una luce oltre il tunnel ma dobbiamo procedere con cautela, in questa fase di transizione».

I contagi sono in diminuzione.
«Dal mio osservatorio, innanzitutto romano e laziale, è evidente che i numeri sono sempre più contenuti. Tutto il Sud è in una fase di assoluta decrescita».
Si può ripartire dopo il lock-down? E come?
«Con le dovute precauzioni. Difatti, la Regione Lazio con lo Spallanzani è pronta ad avviare già nei prossimi giorni una campagna speciale».
In che consiste?
«Dopo il comune di Nerola trasformato in laboratorio con i tamponi e gli altri esami sulla popolazione e un'eco mondiale, l'obiettivo è coinvolgere 300mila cittadini in uno studio di sieroprevalenza. Perché per avviare correttamente la fase 2, dobbiamo conoscere nemico, dove sono le sue truppe. Altrimenti, non possiamo vincere la battaglia finale».
Chi sarà sottoposto ai test?
«Il personale sanitario e le forze dell'ordine, poi la popolazione sensibile che può essere bersaglio: andremo a bordo dei camper nelle residenze per anziani e inviteremo anche le persone che sono state in quarantena a raggiungere i punti di raccolta».
In quanto tempo verrà effettuata l'operazione?
«Massimo 10-15 giorni».
E poi, cosa accadrà?
«I positivi al coronavirus saranno messi in quarantena, i negativi che risulteranno immuni potranno tornare a lavorare poiché né contagiosi né a rischio contagio, salvo casi rarissimi. E il nostro diventerà il primo grande database di ieroprevalenze in Italia».
Lo strumento per decidere il da farsi.
«Il contributo dei tecnici».
Ma, nella fase di transizione, lei ribadisce che occorre cautela.
«Le regole, tante di quelle già adottate, vanno mantenute».
A quali regole, in particolare, si riferisce?
«Mascherine, igiene personale, distanziamento sociale, più una serie di misure ulteriori, risultato di decisioni politiche e in attesa del vaccino con le sperimentazioni in vitro e forse in vitro già in estate. Senza trascurare la profilassi per l'influenza e lo pneumococco che va resa obbligatoria per gli over 65enni e gli operatori sanitari».
Così si potrà evitare una seconda ondata di contagi?
«Le misure indicate aiutano moltissimo, ma bisogna essere un po' più severi: serviranno iniziative sociali, non solo sanitarie. Una riorganizzazione complessiva degli spazi di aggregazione, cultura e sport».
I mezzi pubblici restano un dilemma.
«A bordo, così come negli uffici, a casa, negli ospedali e nelle strutture pubbliche, il sistema di areazione è delicatissimo: può portare tanti problemi, è necessario un controllo attento
Il governatore De Luca è pronto a chiudere la Campania, se le altre regioni non faranno abbastanza. Che ne pensa?
«De Luca è un uomo deciso, ha preso di petto la situazione è ha ottenuto buoni risultati: non fa bene ma benissimo a far rispettare regole ferree. Oggi è il tempo della fermezza».
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