Maria Pirro
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Terra dei Fuochi, il ministro Costa:
«Daspo ambientale a chi inquina»

Terra dei Fuochi, il ministro Costa: «Daspo ambientale a chi inquina»
di Maria Pirro
Giovedì 5 Luglio 2018, 08:38 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 17:24
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Inviato a Casal di Principe

La mappa dei veleni, la messa in sicurezza e le bonifiche delle discariche, ma anche il Daspo per chi inquina e per i corrotti. Sì all’agente provocatore. Confisca dei beni a chi commette crimini ambientali. E rivisitazione della legge sugli ecoreati, approvata tre anni fa. Così il governo a Cinque Stelle vuole cancellare il disastro nella Terra dei fuochi: «Siamo figli di questa terra, abbiamo pianto insieme, il percorso deve iniziare qui». Qui è nella casa di Don Diana a Casal di Principe, dove si riuniscono il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro Sergio Costa per presentare il decreto sul passaggio di competenze dal dicastero dell’Agricoltura a quello dell’Ambiente, che diventerà esecutivo entro il 10 agosto, con il decreto Dignità. Dopo l’estate, lo step due per gli interventi.
 
«Stiamo lavorando sui fondi, ma è ovvio che nessuno ha la bacchetta magica», dice Costa all’arrivo senza sbilanciarsi sui tempi per le operazioni e, spiegando che, tra le pieghe del bilancio del suo ministero, ha già recuperato i primi 20 milioni. Ma è chiaro che le risorse maggiori vanno chieste e ottenute dall’Unione europea. «Con una programmazione credibile». I costi per la riqualificazione sono elevati, come dimostra l’opera in atto alla Resit e nelle altre discariche affidate al commissario Mario de Biase. Spesa effettiva: 36 milioni. E anche il governatore Vincenzo De Luca è chiamato a fare la sua parte. Non solo per smaltire le ecoballe. «Le Regioni hanno la loro competenza, lo Stato la sua. È un lavoro da fare insieme ed è quello che preferisco. Sono contrario ai commissariamenti». Costa precisa che i siti da mettere in sicurezza e bonificare saranno individuati attraverso i risultati del monitoraggio già previsto per legge, anch’esso per step, e pubblicati di volta in volta in Gazzetta ufficiale. Dando priorità alle discariche a più alto rischio e chiedendo finanzimenti dal tasso molto basso, pari allo 0,25%, alla Cassa Depositi e Prestiti e alla Bei (Banca europea degli investimenti) per le “discariche orfane”, dove non si può far pagare (o almeno non subito) il conto ai proprietari. «Qui interverremo noi, utilizzando metodi di bonifica ecocompatibili, al costo del 10% rispetto ai metodi utilizzati ora». Indicare tutti i siti inquinati non è, però, possibile oggi. «La mappa copre il 55-60 per cento delle zone individuate in Terra dei fuochi», chiarisce il ministro, confermando che manca un censimento completo dei veleni, ma il lavoro è in corso e lui vuole dare un’accelerata. Anche a Casal di Principe, ad esempio, aspettano risposte. «Ci sono 4 aree recintate, in attesa di una messa in sicurezza o comunque di essere restituite alla comunità: alcune sono state interessate dagli scavi effettuati dallo stesso Costa, allora in qualità di comandante del Corpo forestale», sostiene il sindaco Renato Natale.

E il problema non è limitato ai 52 comuni tra Napoli e Caserta, che compongono la Terra dei fuochi. Oggi si parla di Terre dei fuochi al plurale. «Il modello Campania è anche questo: qui c’è stato un riconoscimento secondo una procedura che è stata evidenziata dalla legge, se ci sono situazioni simili la strada è aperta: è una possibilità in più di tutela».

Costa anticipa: «Quella sugli ecoreati è una legge giovane, del 2015, e ora ha bisogno di un tagliando. Di alcune integrazioni». La prima: applicare il principio «Chi inquina paga», facendo scattare il sequestro e poi la confisca dei beni. Ma il generale diventato ministro vuole anche colpire chi si è arricchito nel business, con un provvedimento allargato: «Si usa anche nell’antimafia. Chi inquina è un mafioso dal punto di vista morale». E vuole impegnarsi affinché «i soldi delle bonifiche non tornino a chi ha inquinato. Questa è la vera vigilanza. Ci sono protocolli di salvaguardia che già lo consentono». Da inasprire, invece, le pene per illecita gestione dei rifiuti e traffico non autorizzato, che si prescrivono in massimo 4 anni e mezzo. «Diventino delitti, con tempi più lunghi per i processi e misure afflittive più consistenti».

Poi c’è il Daspo ambientale, al vaglio dell’ufficio legislativo, da approvare con legge ordinaria. Secondo questo principio: «Chi ha inquinato, se ne vada dalle nostre terre». Una azione che non rientra nel nuovo decreto in arrivo, per la riqualificazione dei campi avvelenati, ma possibile cambiando «a costo zero» le norme penali. Di Maio promette anche «un’attenzione a 360 gradi sui beni confiscati, che sono diventati un fardello e non una risorsa per gli enti locali». E lo fa mentre la Cassazione vuole prosciugare le casse dell’alleato a Palazzo Chigi. Una situazione che «a me non crea imbarazzo, perché riguarda Umberto Bossi e non l’attuale Lega», spiega. «Ma credo che prima di tutto deve essere ben chiaro che è stato sottoscritto un contratto di governo, tra gli obiettivi c’è l’anti-corruzione». Non manca un suo commento su Confindustria: «Spiace mi stia attaccando, ma dobbiamo dare una stretta ai contratti a tempo determinato di cui si è abusato. Ci sono forme e forme di caporalato». E sulle Universiadi: occorre mettersi d’accordo, in 10 giorni.

La conferenza avviene in un luogo carico di simboli, la casa di don Diana, nel giorno in cui il sacerdote anticlan avrebbe compiuto 60 anni. «E invece è stato colpito vigliaccamente dagli assassini in chiesa», punge il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato per la cerimonia. Con storie e volti dell’impegno che continua. «Ed è questo il motivo principale per cui siamo qui», il monito lanciato dal palco alla consegna del Premio don Diana, voluto anche da Libera e dalla famiglia di don Giuseppe Diana. Difatti, il governo viene tenuto fuori dalla foto finale. Ma la sorella del prete coraggio, Marisa, spegne le polemiche: «L’importante è che si ricordi questa giornata». Il vescovo di Acerra Antonio Di Donna coglie l’occasione per dire: «Basta con le aziende che vogliono insediare gli impianti per il trattamento dei rifiuti speciali dove già c’è il termovalorizzatore e nell’Aversano, due territori ampiamente devastati. I morti della Terra dei fuochi sono sullo stesso piano delle vittime della camorra», e propone che l’elenco sia letto a Montecitorio, e le madri “guerriere” che hanno perso un figlio, applaudono. Di Maio ringrazia perché gli viene concesso di parlare e conclude: «La vera sfida è venire l’anno prossimo, con più risultati in tasca e prendere solo qualche battuta sui congiuntivi. Giudicherete voi con tutti gli sbagli che possiamo fare».
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