Maria Pirro
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Covid, quarta dose e vaccini ai bimbi:
tutti i dubbi del virologo Crisanti

Covid, quarta dose e vaccini ai bimbi: tutti i dubbi del virologo Crisanti
Maria Pirrodi Maria Pirro
Giovedì 3 Febbraio 2022, 09:57 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 19:45
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«È inutile fare le cose a caso». E se lo dice il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, uno dei medici in prima linea nella lotta al Covid, si capisce che l'altolà fa discutere, diventa un caso motivato dalla macanza di dati scientifici o proprio dall'analisi delle informazioni disponibili. L'esperto solleva tante questioni nelle interviste all'Adnkronos Salute, a L'Aria che tira e al Fatto Quotidiano, riprese dalle agenzie e a spezzoni sui social network. Difatti, l'hashtag #crisanti è tra i trend del 3 febbraio. Per fare chiarezza, ecco una sintesi delle sue dichiarazioni (almeno sei, tutte attualissime). 

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I morti no-vax

«​In terapia intensiva saranno 20-30 al giorno», stima del docente universitario che nel collegamento a LA7, indicando il numero dei morti di ieri, 447. Quindi, «per la maggior parte, persone vaccinate». Ma è chiaro che i più a rischio complicanze restano i soggetti fragili, anziani o colpiti da altre patologie: immunizzati e no. Ed è anche chiaro che Crisanti non è contro la profilassi: nel suo ospedale ha fatto l'iniezione in diretta Facebook. In qualità di testimonial.

L'obbligo del vaccino

«Con il 90 per cento di vaccinati l’obbligo non ha più senso. È solo un’arma politica», afferma il picconatore interpellato dal giornalista Alessandro Mantovani. Per lui, l'obiettivo della campagna di prevenzione può già considerarsi raggiunto. «Insistere inasprisce il clima sociale, il 100 per cento non esiste». Quanto al grenn pass, «il certificato di durata illimitata dopo il booster? Non sapendo nulla, vogliono tranquillizzare le persone vaccinate. Niente di scientifico».

Il vaccino agli under 5 

Negli Stati Uniti è imminente richiesta di via libera da parte delle aziende per il farmaco di Pfizer-BioNTech destinato ai più piccoli. Ma, in Italia come nel resto d'Europa, Crisanti frena. A partire da questa premessa: «Ormai con la variante Omicron di Sars-CoV-2 i bambini si sono infettati tutti o comunque moltissimi di loro».

Ecco perché «io penso che queste decisioni debbano essere prese con un quadro chiaro. Se vogliamo considerare questa opzione, allora facciamo un'analisi sierologica in questa fascia d'età e vediamo quanti hanno gli anticorpi, quanti si sono infettati». Non solo: «Io propongo un'indagine nazionale e dico di più: la farei anche sui 5-11enni ora. Vale un principio: non devono essere dati farmaci inutilmente. In particolare nei bambini». Meglio valutare rischi-benefici.

La quarta dose anti-Covid

Guai a darla per scontata. «Siamo nella totale confusione e la colpa è delle ditte che non rilasciano i dati. Brancoliamo nel buio. Ad oggi non si sa se servirà o meno», sostiene Crisanti. Anche se in Israele, il paese più avanti con le valutazioni sul secondo booster, gli esperti già la raccomandano per tutti gli over 18, il dibattito è tutt'altro che chiuso. «Non so pronunciarmi su questo tema senza dati». Da chiarire pure se sia controproducente la strategia di troppi richiami ripetuti e ravvicinati (l'agenzia europea del farmaco Ema ha per esempio prospettato il rischio che si riduca il livello di anticorpi che vengono prodotti ad ogni somministrazione. 

Il picco di contagi 

«Siamo sul plateau della curva di Omicron in Italia? Insomma. Ieri ci sono stati dei segni di aumento dei casi, ma comunque penso di sì». Questa settimana appare decisiva per verificare l'andamento. «Sicuramente, sapremo se abbiamo scavallato il picco o se abbiamo probabilmente una piccola ripresa legata alle scuole», cioè alla ripresa delle lezioni. E questa valutazione è in linea con quella di Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts), ospite di TimeLine su SkyTg24, che prevede anche l'addio alle mascherine tra qualche settimana.

Lo stato di emergenza 

«Finirà a marzo? Meglio così, non ci sono gli elementi, non c'è una giustificazione per una proroga», sostiene Crisanti. «È ora che si concluda», rimarca sostenendo la posizione espressa ieri dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «Cosa mi aspetto che succeda dopo? Non lo so. Dobbiamo abituarci a gestire questa cosa in un modo normale», conclude Crisanti. Difficile dire sin d'ora «come dovrà affrontare l'Italia quella che si prospetta come una nuova fase di Covid-19». L'ultima domanda cade nel vuoto.

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