Maria Pirro
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La dieta F2 che fa bene
alla salute (e al pianeta)

La dieta F2 che fa bene alla salute (e al pianeta)
di Maria Pirro
Domenica 5 Marzo 2017, 19:48 - Ultimo agg. 20:21
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Gli esperti insistono: l'alimentazione influisce sulla salute. In uno studio, appena pubblicato su Lancet, i ricercatori guidati dal keniota Alex Ezeh analizzano i ritardi nello sviluppo cognitivo dovuti alla malnutrizione nelle baraccopoli. In un altro, apparso un anno fa sulla prestigiosa rivista, Marco Springmann e altri medici di Oxford stimano gli effetti dei cambiamenti climatici che, progressivamente, determinano una più scarsa disponibilità di frutta e verdura. Carenze o errori nei consumi potrebbero causare 529mila morti entro il 2050. Perché, tra gli altri fattori di rischio, primeggia il peso in eccesso.

«Oggi la prevenzione di malattie cardiovascolari, ma anche del cancro, inizia a tavola. Dalla dieta, nel suo complesso, deve partire anche la difesa del pianeta», interviene Franco Contaldo, professore ordinario di medicina interna dell'università Federico II di Napoli, nonché autore di 228 lavori scientifici su indicizzati su Scopus. L'ultimo, specifico, sui micronutrienti. Ma, per contribuire alla causa, il docente ha pronto un manifesto con poche regole essenziali, che recuperano antiche tradizioni «eco».

«La dieta prevalentemente vegetariana, innanzitutto», spiega. «È la più sana ed ecologicamente compatibile di quella con un consumo prevalente di alimenti di origine animale. Ma attenzione». Avverte Contaldo: «Non deve essere elaborata per esclusione, in altre parole eliminando uno o più gruppi o classi intere di alimenti, ma calcolata tenendo conto dei reali fabbisogni». Di qui la necessità di rivolgersi a specialisti affidabili.

Il digiuno è un'altra pratica diffusa, tramandata dal passato. «Secondo la tradizione, non è quasi mai assoluto e viene consigliato a persone sane come rito di purificazione per varie ragioni. Se ne deduce già da questo che non è indicato per tutti, quindi occorre una chiara motivazione medica, se si pensa di farlo per finalità salutistiche», puntualizza il medico nutrizionista, che aggiunge: «Non mangiare anche per pochi giorni, senza una giustificazione clinica, porta a una cospicua e pericolosa perdita di massa magra (non solo dai muscoli ma anche da organi interni)».

Altri consigli? «Considerata la tendenza alla sedentarietà, pressoché incontrollabile, occorre limitare gli alimenti con calorie inutili (piatti troppo elaborati, alcolici, bevande con dolcificanti calorici e simili)». Inoltre, è importante distribuire meglio l'assunzione di calorie durante la giornata, prevedendo «una prima colazione più abbondante, il pranzo piuttosto regolare, la cene leggera e presto la sera (possibilmente, mai le 21)». Per Contaldo, nutrirsi non può essere considerato soltanto un bisogno insopprimibile: è un modo di relazionarsi con gli altri. E lo stile della dieta mediterranea resta all'origine una chiara indicazione per l'alimentazione sana: «Il punto di partenza anche con finalità terapeutiche come la necessità di perdere peso».

Per dieta mediterranea, si intende una alimentazione a base di cereali, verdure, legumi, frutta, pesce, poca carne e derivati del latte, da associare alla regolare attività fisica. Il condimento da preferire è l'olio di oliva, rigorosamente extravergine. «In condizioni di buona salute o di equilibrio clinico-metabolico, va bene un modesto consumo di vino preferibilmente rosso durante i pasti principali». Va limitato, invece, il consumo di sale e anche di quegli alimenti arricchiti con sale, conservati e non.

Ed è un bene orientare le scelte, anche in considerazione delle questioni più generali: le produzioni agro-alimentari contribuiscono, infatti, per almeno un terzo all'inquinamento ambientale, causa dei cambiamenti climatici (e non solo). «Sono diversi gli indicatori attentamente monitorati dalla comunità scientifica e per alcuni, come l'erosione di terre fertili e la deforestazione, la biodiversità e l'eccesso di azoto e fosforo nell'aria, si è già oltre livelli di sicurezza», sottolinea Contaldo, indicando in prima persona la «necessità di fare qualcosa, perché la situazione è maledettamente seria». Il docente cita dati precisi: «Dei 7,3 miliardi abitanti del pianeta 600 milioni sono obesi, 1,3 miliardi in sovrappeso, 800 milioni soffrono la fame e 2 miliardi lamentano carenze di vitamine e minerali; dal 1967 al 2007 la produzione agricola è aumentata del 115 per cento mentre le terre disponibili solo dell'8 per cento; il 30-50 per cento del cibo prodotto viene buttato». Ancora: «Il 40 per cento del territorio è usato per produrre cibo per animali da allevamento e per combustibili biologici, ma occorre evitare gli sprechi e limitare le colture, puntando il più possibile solo a soddisfare fabbisogni diretti per l'alimentazione umana», sostiene il medico.

Una possibilità è ridurre e limitare il consumo di alimenti di origine animale (carni e derivati del latte), prediligendo quelli di origine vegetale. «In questo modo le coltivazioni incidono di meno sull'impatto ambientale. Ha un senso, dunque, sostenere una dieta vegetariana, evitando però scelte selettive estreme o squilibrate. Seguire una alimentazione prevalentemente vegetariana, come lo è appunto la dieta mediterranea, è da consigliare e più che mai», conclude Contaldo. A dieta, dunque, per il pianeta. Per dirla con l'antropologo Claude Levi Strauss, a proposito del cibo: «Buono da mangiare, buono da pensare».
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