Maria Pirro
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Bonino e il fronte antiabortista: «L'assenza della politica dà spazio ai nostalgici»

di ​Maria Pirro
Giovedì 11 Ottobre 2018, 09:57
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«Dobbiamo resistere, resistere, resistere. E andare avanti, senza dare mai niente per scontato e acquisito, in particolare le libertà civili e i diritti. Viviamo tempi di nostalgia reazionaria. E tutto questo arretramento e ritorno al passato è promosso e incentivato da esponenti e leader politici. Loro guidano le retrocessione. E lo fanno soprattutto alcuni partiti».
Emma Bonino, senatrice di +Europa e simbolo delle battaglie radicali contro gli aborti clandestini, si riferisce alla Lega?
«Di sicuro, la Lega. Salvini non si rende conto che nel definire l'aborto abominevole sta dando delle criminali a milioni di donne italiane, magari sue elettrici. Ma lui è personaggio strano, che passa dal paganesimo dell'acqua del Po' ai comizi con i crocifissi e la bibbia».
E poi, quali altri partiti guardano al passato?
«Sul fronte antiscientifico e no vax anche il Movimento 5 Stelle ha dato il suo noto contributo. Non parliamo dello ius soli...».
Il Pd è nel ciclone anche per il voto favorevole alla mozione antiabortista della capogruppo in consiglio comunale.
«Vedo le prese di distanze degli altri, ma non discuto la coscienza di nessuno, tanto meno della signora che ha diritto a tutte le sue convinzioni e contraddizioni, ma resta il fatto che la politica spesso indirizza i comportamenti».
Verso quelli che lei ha definito presunti tempi d'oro.
«Cioè quelli in cui si praticavano aborti clandestini, insicuri e fatti nei modi più crudeli come unica possibilità, vista la legge e il codice penale vigenti».
A distanza di 40 anni dalla legge sull'aborto, invece, che ne pensa della mozione approvata a Verona?
«Io non sono proibizionista: ognuno deve essere libero di pubblicizzare le proprie idee. E il movimento per la vita esiste da sempre in Italia: è diventato una parte minoritaria del paese, vista la scelta dei cittadini, ed è stato sempre sconfitto anche per via referendaria, e va combattuto politicamente. Io non mi sono unita al coro persino quando alcuni chiedevano che fossero tolti i cartelloni 6 per 6 con le immagini di feti giganti, alla periferia di Roma».
Quindi?
«Ognuno ha diritto di esprimere le proprie opinioni, nei limiti della non violenza. Ma qui si parla di una cosa diversa: c'è una legge in vigore, privati cittadini possono organizzarsi per cambiarla, ma un'istituzione è tenuta ad applicarle le norme vigenti. E, nella 194, si indica peraltro che i consultori, non il sindaco o il Comune, possono avvalersi della collaborazione volontaria anche di associazioni di volontariato, stipulando apposite convenzioni ma per i fini previsti dalla legge. All'opposto, mi sembra che la mozione di Verona tenda a favorire, suppongo con fondi pubblici, organizzazioni obiettivamente contro la 194».
Di fatto, i consultori sono in agonia e la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza applicata solo in alcune strutture sanitarie.
«Purtroppo, la 194 è completamente disapplicata in alcuni punti senza che nessuno reagisca, tanto meno il ministero della salute, nonostante le numerose denunce. Per questo motivo, ritengo che vada rivista per correggerne le storture: l'obiezione di coscienza di massa e la resistenza antiscientifica nel praticare l'aborto farmacologico con la pillola Ru486. Quale donna ha piacere nel sottoporsi all'intervento? È sempre un problema, un trauma innanzitutto emotivo, ma questo concetto non riesce a entrare nella testa».
Il movimento antiabortista oggi appare più forte rispetto al passato. Non trova?
«Non vedo proprio questa mobilitazione della società civile. Per ora vedo, piuttosto, la passione e l'impegno per ottenere il riconoscimento di nuovi diritti: è in corso il congresso dell'associazione Luca Coscioni, c'è una grande determinazione ad andare avanti, anziché guardare indietro. Il vero elemento di novità, nel caso di Verona, è che questa volta è un Comune ad attivarsi».
Il senatore della Lega Simone Pillon scrive su Facebook che tutti i comuni dovrebbero fare lo stesso.
«Appunto. La nostalgia reazionaria è evidente anche in altri provvedimenti caldeggiati come l'affido dei figli e le separazioni. E anche Di Maio, a proposito del bonus da usare solo per spese morali, usa un linguaggio abbastanza raccapricciante, che sembra portare verso uno Stato etico. C'è, insomma, una maggiore esposizione della cultura proibizionista, ma non credo che l'opinione pubblica e il paese la condivida e che sui divorzi e libertà di scelta sia così facile tornare indietro».
Nessun pericolo, dunque?
«Con questo governo sono in pericolo tanti diritti ed è più difficile affermarne altri come lo ius soli o la morte dignitosa o la procreazione assistita: per fortuna quest'ultima legge del 2005 è stata demolita pezzo dopo pezzo dalla Corte Costituzionale. Resta, inoltre, l'ipocrisia di non usare gli embrioni congelati in Italia mentre si continua a importarli dall'estero per fare ricerca: dobbiamo continuare a batterci».
Qual è lo scenario europeo?
«Non vedo sintomi di regresso, anzi: non mi aspettavo una maggioranza tanto schiacciante al referendum in Irlanda per l'abrogazione della legge proibizionista sull'aborto. Salvo il Vaticano e Malta ci sono leggi che regolamentano le interruzioni di gravidanza, alcune più restrittive di altre ma comunque positive».
C'è, però, un movimento che attraversa i singoli Stati e punta a mettere tutto in discussione.
«È chiaro che un movimento di chiusura esiste, che c'è un'area reazionaria anche in Europa, ma credo possa affermarsi nel campo dei diritti civili, nonostante oggi si sottovalutino elementi e azioni razziste che sono preoccupanti e palpabili».
Qual è la prossima battaglia dei radicali?
«Tra le altre, ottenere il diritto a una morte dignitosa anche in Italia, senza dover andare in Svizzera o lanciarsi da un balcone».
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