Maria Pirro
Prontosoccorso

La solitudine delle donne nei primi giorni dopo il parto

La solitudine delle donne nei primi giorni dopo il parto
Maria Pirrodi Maria Pirro
Lunedì 2 Maggio 2022, 13:34 - Ultimo agg. 13:46
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Solitudine canaglia. A proposito del parto e delle prime cure neonatali. Le nuove linee guida firmate dall'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità, fanno notare che la donna spesso si sente disorientata, può chiedere aiuto esclusivamente dalla famiglia, non trova sostegno nei servizi di Asl e ospedali. «Ai sentimenti di amore, speranza ed eccitazione si mescolano inevitabilmente lo stress e l'ansia», afferma la direttrice del dipartimento per la salute materna, Anshu Banerjee, indicando il periodo più critico. Secondo le sue stime, muoiono 17 bebè su 1000 nati nel giro di un mese e più di tre donne su 10 non ricevono un'assistenza adeguata. A più alto rischio in Italia le immigrate e le fasce deboli della popolazione, dal punto di vista socio-culturale. Per affrontare le questioni irrisolte, oltre 60 raccomandazioni sono riportate nel documento Oms. Le più importanti le ha selezionate per «Il Mattino» Nicola Colacurci, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), professore universitario e direttore della reparto specialistico al Policlinico Vanvitelli.


Si inizia con le cure nelle 24 ore dopo il parto e i controlli, almeno tre, da garantire nelle sei settimane successive. «Occorre identificare precocemente eventuali segnali di pericolo», avverte l'esperto.

Le problematiche più comuni sono il dolore perineale e l'ingorgo mammario e gli screening neonatali appaiono decisivi, alcuni riguardano le anomalie oculari e le difficoltà uditive. Poi ci sono i programmi di vaccinazione. «E va sostenuto l'allattamento al seno, favorito l'accesso alla contraccezione e promossa la ripresa di una regolare attività fisica». Azioni mirate, aggiunge Colacurci, dovrebbero portare al coinvolgimento del partner anche nelle visite del bambino e a prevedere un'assistenza domiciliare periodica. «Potrebbe essere gestita dal punto nascita o dai consultori e permetterebbe di ridurre depressione e ansia che colpiscono il 10-15 per cento delle donne».


Colacurci conclude citando la sua esperienza diretta: «Alla Vanvitelli abbiamo per ora un servizio di sostegno psicologico su richiesta per le pazienti ricoverate e abbiamo esteso il corso di accompagnamento alla nascita al periodo post-natale con ulteriori tre incontri dedicati. Speriamo che questo sia solo il primo passo verso una presa in carico maggiore».

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