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Quando il budget
cancella le cure

Quando il budget cancella le cure
di Maria Pirro
Domenica 9 Ottobre 2016, 14:57 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 22:15
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Oggi sono al Mattino, al mio computer, e leggo diagnosi e referti, corredati dalle lettere e i racconti di mamme disperate che hanno figli disabili, e aspettano una risposta. I loro bimbi fanno terapia al centro di riabilitazione Villa delle Ginestre, a Volla, in provincia di Napoli, fino al 30 ottobre 2016, ed è questo il loro «dramma». Non la malattia: tutte si definiscono madri di bambini «speciali».

Su fogli intestati Asl Napoli 3 Sud, le prestazioni sono autorizzate con un'imminente scadenza, ossia «fino al raggiungimento del tetto di spesa di struttura». Il budget cancella l'assistenza. E queste madri disperate chiedono aiuto per fermare un assurdo conto alla rovescia. «Siamo andate alla Asl, abbiamo parlato con il sindaco, siamo state in Regione Campania», spiega anche a nome delle altre Angela Petito. «Ciò nonostante i nostri figli sono stati dimessi e, tra questi, anche Rita affetta dalla Sla. Significa che dal primo novembre resteranno a casa».

Certo, parlare di riabilitazione per patologie genetiche o disturbi come l'autismo, al momento senza prospettiva di guarigione tramite una prestazione sanitaria, è già un paradosso. La definizione sul dizionario Treccani è chiara: riabilitazione è quel «complesso delle misure mediche, fisioterapiche, psicologiche e di addestramento funzionale intese a migliorare o ripristinare l’efficienza psicofisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite: a seconda dei casi, mira a realizzare l’autosufficienza nel soddisfacimento dei bisognî elementari, il miglioramento delle attitudini ai rapporti interpersonali, il recupero parziale o totale delle capacità lavorative e il collocamento in un adeguato posto di lavoro che consenta un’autonomia economica o, nei casi di seria menomazione psicofisica, rappresenti essenzialmente una misura ergoterapica...». Insomma, servirebbe un'organizzazione diversa, innanzitutto cercare di seguire questi figli nostri nella loro dimensione possibile, aiutarli con operatori qualificati, proponendo un percorso nei loro luoghi di vita. Senza termini e proroghe, che sono motivo di ulteriore ansia, accelerata in Campania da problemi economici. Ma, nell'attesa di un progetto, come scrivono le mamme, «chiediamo di non sospendere le terapie attualmente in corso». 

Le lettere di tutte sono scritte a penna, sono semplici e concrete: «Mio figlio ha seri problemi di comunicazione. Non parla, non reagisce, è completamente assente alla vita che lo circonda. Non può assolutamente essere dimesso», sostiene Veronica Sommino. «I dottori hanno detto che non può stare senza terapia», avvisa Carmela Caiazzo. Ed Elisabetta Stigan: «Mi hanno comunicato che al bambino vengono sospese le terapie per mancanza di fondi. Ma chi decide della sua vita, se ne assume la responsabilità?»

E lei, nella foto, è Angela Petito, con Manuel: stesso sorriso trascinante oltre i numeri.


 
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