A3, quel ponte crollato divide l'Italia: estate a rischio al Sud

A3, quel ponte crollato divide l'Italia: estate a rischio al Sud
di Antonio Manzo
Lunedì 22 Giugno 2015, 12:32 - Ultimo agg. 15:25
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L’Italia si spezza qui, in Calabria, tra Laino Borgo e Mormanno, sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria dove 112 giorni fa crollò il viadotto «Italia». L’Italia si ferma qui, dove non bastano tre mesi per un progetto di messa in sicurezza di 10 chilometri di autostrada vitali per l’economia, il turismo ed ora diventanti emblematici, se vi fosse ancora bisogno di dimostrazioni, della disunione Nord-Sud. L’Italia delle vacanze è appesa ad un foglio di calendario: potete già sfogliarlo insieme ai prossimi titoli estivi di giornali e tv: «Incubo sulla Salerno-Reggio, quattro ore per percorrere dieci chilometri».



Nell'Italia del ritmo, come la etichettò Renzi all'indomani del cambio repentino al vertice dell'Anas tra Ciucci ed Armani, non sono bastati tre mesi per un progetto di messa in sicurezza del viadotto «Italia».



Ed ora c'è la previsione che, nei prossimi giorni, dopo l'ok della procura di Castrovillari, inizino i lavori. Per essere conclusi, è sempre la previsione, nei primi giorni di agosto. In pieno esodo. Quindi, lavori da eseguire in pieno luglio con la previsione ottimistica di concluderli in 40 giorni e consentire il traffico su una carreggiata direzione nord ed una per il sud. Ma se per la rimozione delle macerie del viadotto «Italia», crollato a marzo scorso sul tratto calabrese della Salerno-Reggio Calabria, sono stati impiegati ben ottanta giorni, sarà davvero possibile che in appena quaranta si proceda a mettere in sicurezza quel nastro di asfalto, minato nelle pile di cemento che sostengono campate spettacolari? Promise Renzi, nei giorni dei crolli di pezzi di autostrada in Sicilia e Calabria: «Tranquilli, ritmo». Cambiò ritmo l'Anas, da Ciucci ad Armani. Cambiò ritmo il governo, da Lupi a Del Rio al vertice del ministero delle Infrastrutture. Ma non cambiò il ritmo lento della burocrazia dei progetti: solo mercoledì, massimo giovedì prossimo, sapremo se potranno iniziare i lavori di messa in sicurezza del viadotto. I magistrati ed i consulenti tecnici della procura di Castrovillari dovranno valutare il progetto Anas per ripristinare il traffico sul tratto di autostrada fra Laino Borgo e Mormammo dove crollò il viadotto e morì anche un operaio. Il premier Renzi ora promette che sarà lui, in prima persona, ad occuparsi del «viadotto Italia», come ha preannunciato il sottosegretario Lotti replicando ad una protesta di senatori calabresi del Nuovo centrodestra. Ma a palazzo Chigi non avevano messo nel conto che, proprio sabato scorso, l'autostrada avrebbe subìto un'altra chiusura per consentire la celebrazione di una festa patronale. E tutto con tanto di ordinanza scritta e concepita in un ufficio territoriale del Governo, un tempo chiamato Prefettura ma ancora oggi conosciuto così.

Il progetto di messa in sicurezza del «viadotto Italia» arriva oggi, lunedì, a Castrovillari. È un progetto fatto e cambiato più volte, prim'ancora che venisse messo in cantiere. Con i tecnici dell'Anas, il progetto ha fatto la spola tra Roma e Castrovillari, oggetto di alcuni adeguamenti e modifiche. Sarà esaminato a partire da oggi e, con molta probabilità, i magistrati daranno l'autorizzazione all'esecuzione dei lavori, fermo restando il sequestro del tratto autostradale. L'Anas ha presentato un ottimistico cronoprogramma di 25-30 giorni per realizzare i lavori di adeguamento. Calendario alla mano, quel tratto dell'A3 potrebbe riaprire non riaprirà prima dell'esodo di agosto. Il calcolo matematico è semplice: se l'Anas avrà bisogno di 40 giorni, e la procura di Castrovillari darà il suo ok tra mercoledì e giovedì, il termine dei lavori, se dovesse esserci, coinciderà con il fine settimana di grande traffico verso sud.



Il procuratore generale di Catanzaro, Raffaele Mazzotta, ammette: «Dobbiamo fare presto». Insieme ai pm di Castrovillari lui dovrebbe firmare l'autorizzazione ai lavori, nei prossimi giorni. Inutile dire che già in questi ultimi giorni di giugno il caos sulle strade calabresi, nel tratto autostradale «spezzato», è stato un incubo. Sul percorso alternativo, che è la antica Statale 18 delle Calabrie e la statale jonica 106, ci sono le auto dei vacanzieri, gli autobus, i tir, mezzi pesanti ed anche mezzi meccanici per i lavori dell'A3. Non c'è navigatore satellitare che tenga, fosse anche quello guidato da un computer della Nasa. Impazziscono tutte le coordinate. Un esempio, i mezzi pesanti in direzione nord vengono deviati allo svincolo di Spezzano Terme-Tarsia e rientrano in autostrada allo svincolo di Lauria Nord, percorrendo le strade statali delle Terme Luigiane, di Cammarata e degli Stombi, Jonica e la statale 653 della Valle del Sinni. Percorso contrario per i mezzi diretti a sud. Tra curve e strettoie è una gimkana infernale e pericolosa L'Anas ti accompagna anche con la previsione dei tempi di percorrenza: 60 minuti per il percorso “pesante” sulla Statale Jonica 106 e in circa 25 minuti quello “leggero”. Ma è tutto in condizioni normali, senza la previsione di condizioni di emergenza quando l'afflusso massiccio di traffico per l'estate, su queste strade, raddoppia e triplica. Quando il «viadotto Italia» fu costruito, nel 1969, era il simbolo delle grandi capacità ingegneristiche italiane e del coraggio della sfida. Era il ponte più alto d'Europa e lo è stato fino al 2004. La sua campata in acciaio resta sospesa nel vuoto a 260 metri dal fondo valle. Ora è diventato il simbolo dell'Italia spezzata. Forse, mai unita.
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