Civita ricorda le vittime delle Gole
un mese dopo la strage del Pollino

Un momento della fiaccolata a Civita
Un momento della fiaccolata a Civita
di Serafina Morelli
Venerdì 21 Settembre 2018, 19:05
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CIVITA - «Antonio è entrato nel cuore di tutti quanti. A distanza di un mese dalla tragedia rimane tanto dolore e ogni giorno sembra essere peggio. Ringraziamo tutte le persone che ci sono state vicine. Ci siamo sentiti meno soli e sono sicura che Antonio ci aiuterà a percorrere la nostra vita nel modo più sereno possibile.  Sono certa, conoscendo mio fratello, che si è speso per gli altri». Amelia De Rasis (nella foto in basso), sorella del volontario del soccorso alpino ucciso, insieme ad altre nove persone, dalla piena assassina del torrente Raganello, non può dimenticare quei terribili attimi, ma porta con sé l’affetto di un’intera comunità che «non ci ha mai abbandonato da quel maledetto 20 agosto». Ieri a Civita, nel cuore naturalistico del Pollino, centinaia di persone hanno animato la fiaccolata per le vie del paese per ricordare coloro che hanno perso la vita inghiottiti dalla furia di acqua, fango e detriti.

Una giornata dedicata alla fede e alla speranza. Nella Chiesa di Santa Maria Assunta la celebrazione con rito greco bizantino, presieduta dall’Eparca di Lungro. «È doveroso vivere il dolore. La vera e la più bella parola che abbiamo ascoltato – ha detto monsignor Donato Oliverio nel corso dell’omelia - è quella della generosità venuta dall’impegno di tanti che si sono prodigati nei momenti terribili della tragedia».

Quelle Gole del Raganello, tanto belle quanto maledette, non hanno dato scampo ad Antonio De Rasis, il 32enne che ha tentato di salvare il maggior numero di persone prima di essere trascinato dalla piena, così come hanno raccontato i superstiti; ai turisti campani, Antonio Santopaolo e la moglie Carmela Tammaro, residenti a Qualiano, genitori di Michela e Chiara, sopravvissute grazie al coraggio dei genitori che hanno fatto da scudo contro il muro di acqua e fango. La foto della manina di Chiara coperta di fango, aggrappata alle spalle del soccorritore, è diventata l’immagine della tragedia. Così come ha commosso la storia dell’agente di polizia penitenziaria di Cisternino, Gianfranco Fumarola, che con il suo corpo ha fatto da scudo ai figli salvandogli la vita. E ancora Maria Immacolata Marrazzo, originaria di Torre del Greco, i fidanzati romani Carlo Maurici e Valentina Venditti; Paola Romagnoli, nata a Bergamo, ma viveva inFrancia da 27 anni, le amiche pugliesi Miriam Mezzolla e Claudia Giampietro.

Civita, Çifti in arbëresh, non ha perso la speranza. Nel paese di poco più di 900 abitanti è nato un comitato con l’obiettivo di lavorare al rilancio della comunità, riportando i turisti in quello che è stato certificato come uno dei borghi più belli d’Italia e ha ricevuto la Bandiera arancione.
«Tutto ciò che è successo non potrà mai essere cancellato dalla mente di nessuno di noi, le persone che hanno perso la vita in quel pomeriggio del 20 agosto saranno sempre nei nostri cuori e nella nostra mente ma il borgo – ha affermato il neo comitato – dovrà rinascere e questo sarà possibile solo con l’aiuto di tutti noi».
«Si riparte – ha detto il sindaco di Civita, Alessandro Tocci – non dimenticando quanto accaduto un mese fa. Nei miei occhi resterà per sempre l’immagine di quelle dieci salme raccolte nella palestra di Civita. Faccio parte di una comunità che da oggi vuole fare in modo che si continui ad essere quello che siamo sempre stati, incorporando però nella nostra memoria collettiva il ricordo delle persone che ci hanno lasciato».
 

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