Cosenza, traffico di auto, usura
e spaccio: perquisizioni e arresti

Cosenza, traffico di auto, usura e spaccio: perquisizioni e arresti
Martedì 8 Novembre 2016, 08:21 - Ultimo agg. 23:07
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Estorsione e indimidazione ai danni di piccoli impreditori. Spaccio e riciclaggio. Per questi e altri reati la Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, dalle prime luci dell'alba, stanno eseguendo 39 misure cautelari. Per la vasta operazione, che ha portato all'esecuzione di 39 misure cautelari e 70 perquisizioni, sono state impegnate oltre 300 unità.
 



L'indagine ha avuto origine da una segnalazione del Servizio Polizia Stradale relativa ad un traffico internazionale di veicoli di provenienza illecita ed ha fatto emergere il coinvolgimento di vari personaggi operanti sul territorio italiano i quali, grazie a consolidati legami con esponenti criminali dei Paesi dell'Est Europeo (in particolare la Romania), dopo essersi appropriati di autovetture di grossa cilindrata noleggiate presso diverse società di leasing, utilizzando falsa documentazione di circolazione e di proprietà, le «ripulivano» reimmatricolandole all'estero dove venivano poi commercializzate.

L'accertamento dell'attività illecita in questione è stato possibile anche grazie alla fattiva collaborazione fornita dall'autorità giudiziaria e dalla Polizia rumena in sede di rogatoria internazionale e, in particolare, attraverso approfondimenti investigativi svolti sul territorio straniero dai magistrati e dalla polizia giudiziaria italiani.

L'attività investigativa ha fatto emergere una vera e propria «rete di spaccio di stupefacenti», di diversa tipologia (cocaina, hashish e marijuana), realizzata da una moltitudine di soggetti i quali, con frequenza quasi giornaliera, rifornivano un numero impressionante di consumatori prevalentemente giovani e adolescenti, con un giro di affari di circa 1 milione di euro. Gli indagati specializzati nel traffico di droga talvolta facevano sfoggio delle proprie potenzialità offensive utilizzando armi di fuoco abusivamente detenute.

Le investigazioni hanno fatto emergere anche una serie di condotte usurarie poste in essere ai danni di 11 soggetti, ai quali venivano praticati interessi annuali oscillanti tra il 120% ed il 300% richiedendo in garanzia il rilascio di titoli di credito. Le vittime, piccoli imprenditori e persone fisiche, versavano in condizioni di grave difficoltà  economica e, laddove non riuscivano a far fronte al pagamento del capitale o degli interessi, subivano atti di intimidazioni da parte degli indagati. Nel corso delle indagini sono stati accertati anche numerosi episodi di truffe in danno delle compagnie assicurative, attraverso la simulazione di incidenti stradali, infortuni e furti venivano ottenuti cospicui indennizzi assicurativi. 

In particolare, in un'occasione, alcuni indagati, con l'ausilio di un consulente tecnico, si sono resi responsabili dell'incendio di un locale commerciale sito in uno stabile abitato da diverse famiglie al solo scopo di incassare il premio assicurativo ammontante ad oltre 100mila euro, con pericolo per la pubblica incolumità. Alcuni indagati, infine, sono responsabili di numerosi furti presso esercizi  commerciali, commessi con frequenza giornaliera, avvalendosi in alcuni casi anche della collaborazione di minori.

«L'operazione di oggi evidenzia l'affermarsi di un nuovo modello criminale che si sovrappone a quello tradizionale della criminalità organizzata», ha detto il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo. «Questa nuova forma - ha aggiunto Spagnuolo - non ha strutture gerarchiche o piramidali, non rispetta alcuna regola di divisione del territorio, non ha regole interne da osservare.
Commette un insieme importante di reati che finiscono per condizionare negativamente la vita del gruppo sociale. Una sorta di criminalità liquida che si compone e si scompone in tempi brevissimi». «La Procura della Repubblica di Cosenza - ha cocluso - è impegnata nell'attività istituzionale di individuazione degli autori di questi come di tutti gli altri reati su cui è competente».

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