Evasione, maxi truffa da 36 milioni
tra Lombardia e Calabria: 34 arresti

Evasione fiscale, maxi truffa da 36 mln di euro tra Lombardia e Calabria: 34 persone arrestate
Evasione fiscale, maxi truffa da 36 mln di euro tra Lombardia e Calabria: 34 persone arrestate
Martedì 8 Ottobre 2019, 17:42 - Ultimo agg. 20:22
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Una maxi truffa fiscale, messa in atto attraverso la costituzione di società cooperative fittizie, che finanziava attività vicine ndrangheta sull'asse Lombardia-Calabria, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Como, che, con personale delle squadre mobili di Milano e Reggio Calabria, ha eseguito 34 ordinanze di custodia cautelare (22 in carcere, 12 agli arresti domiciliari) nei confronti di professionisti e prestanome. Sono state eseguite 92 perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Calabria. L'accusa parla di 36 milioni di euro di fatture emesse per operazioni inesistenti, bancarotte per distrazione per 15 milioni, 3 milioni sottratti al pagamento delle imposte.

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Sono stati sequestrati inoltre beni per oltre 13 milioni di euro, comprese abitazioni riferibili a un commercialista già tenutario di scritture contabili di società della cosca di 'ndrangheta dei Piromalli. Le operazioni che hanno portato alle violazioni tributarie e fiscali contestate, come spiega il procuratore della Repubblica di Como Nicola Piacente, sarebbero state ideate in particolare da due indagati, Massimiliano Ficarra (commercialista titolare di uno studio con sede a Gioia Tauro) e Cesare Giovanni Pravisano (ex funzionario della banca Commercio ed Industria di Milano). Il modus operandi prevedeva la costituzione di società cooperative di lavoro (pulizia e facchinaggio) intestate a prestanome, che venivano utilizzate come «contenitori» di dipendenti su cui dirottare gli oneri tributari e previdenziali, peraltro mai versati.

 
Venivano poi costituiti consorzi nei confronti dei quali le coop emettevano fatture per operazioni inesistenti, creando un consistente debito Iva. Di fatto il personale lavorava per il consorzio, ma risultava in carico alle cooperative, che godevano di varie agevolazioni fiscali e che non pagavano i contributi. Trascorsi alcuni anni, le cooperative venivano fatte fallire (almeno 16 quelle individuate), e ne venivano costituite di nuove, con gli stessi soci, dipendenti e clienti. L'apparente regolarità formale ha anche consentito ai consorzi di ottenere appalti pubblici. Infine gli indagati, secondo le accuse, prelevavano le consistenti somme di denaro trasferite dai consorzi alle cooperative a pagamento delle false fatture.
Indagando su questo filone, la Finanza ha anche scoperto una turbativa d'asta per l'assegnazione di un bar e un ristorante comunali a Como: al bando avevano partecipato diverse società riconducibili alla stessa persona, un ragioniere commercialista comasco, al quale è contestata anche la bancarotta di un altro ristorante, è che finito in carcere.
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