Mattarella in Calabria: «Il Sud
decisivo per lo sviluppo del Paese»

Il presidente della Repubblica all'Unical
Il presidente della Repubblica all'Unical
di Serafina Morelli
Lunedì 6 Febbraio 2017, 14:56 - Ultimo agg. 15:25
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COSENZA. «La crisi economica in questi anni ha segnato la nostra convivenza, particolarmente nel Meridione, e ha causato dei problemi anche alle università. Naturalmente non tutto funziona alla perfezione ed è bene segnalare le lacune per colmarle. Il nostro Paese è il Meridione, componente essenziale per la ripresa: ha una quantità enorme di energie, manifestate dai tanti giovani preparati che però non trovano occupazione». 

Sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivato questa mattina a Rende, alle porte di Cosenza, per la cerimonia di inaugurazione del 45esimo anno accademico dell’Università della Calabria. «La cultura passa attraverso il futuro della nostra terra e del Paese, ed il ruolo del Mezzogiorno - ha detto - è essenziale e decisivo. È un Paese che ha bisogno di catalizzatori per suscitare sbocchi positivi per questi giovani. E tra questi catalizzatori ci sono l’università e la cultura, da cui deriva non soltanto la spinta, la preparazione, le capacità per impegnarsi nella vita sociale, ma deriva anche una grande concezione rigorosa di legalità e anche la possibilità di immaginare, progettare, suggerire indicazioni anche generali di comportamento alle istituzioni».
 
Insieme a quello dell’Unical Gino Mirocle Crisci, erano presenti anche molti altri rettori degli atenei del Mezzogiorno: da Eugenio Gaudio della Sapienza di Roma ad Aurelio Tommasetti dell'Università degli Studi di Salerno, oltre e a quelli di Bari, Foggia, Messina, Palermo e delle altre due università calabresi. Molte istituzioni e docenti (un po’ meno gli studenti) hanno accolto il Capo dello Stato – accompagnato dai ministri dell’Interno Marco Minniti e dell’Istruzione Valeria Fedeli, dal sottosegretario all’Economia Antonio Gentile e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi - all’interno dell’aula magna dedicata a Beniamino Andreatta, padre fondatore e primo rettore dell’Università della Calabria, del quale quest’anno ricorrono i dieci anni dalla scomparsa. Una figura amata da Mattarella, che nel corso del suo breve intervento lo ha ricordato come «una delle persone di maggiore intelligenza che abbia conosciuto. Aveva una propensione eclettica nel suo approccio alla cultura. La sua intuizione e il suo impegno per questa università sono rappresentative di questa apertura mentale. Era un uomo del Nord, di Trento, che svolse la sua attività accademica prevalentemente a Bologna, ma era impegnato concretamente per far sorgere questo ateneo». Un ateneo che oggi conta quasi 30mila studenti e che ha «una quantità di connotazioni particolarmente rilevanti, innovative ed emblematiche anche nella sua struttura. E tra questi elementi vorrei sottolineare la presenza di tanti studenti di altri Paesi».
 
Il ragazzo Siriano arrivato a Cosenza - Il presidente della Repubblica ha molto apprezzato l’intervento di Bashar Swaid, uno studente di Aleppo che più di tre anni fa ha dovuto lasciare la sua città di origine, perché martoriata dalla guerra, per trovare accoglienza in Calabria: «Volevo proseguire la mia attività scientifica e ho fatto domanda per una borsa Unicalad-mission dell'Università della Calabria, alla ricerca di una nuova possibilità. Aleppo la conoscete forse per le immagini tv di questi ultimi mesi ma non mi basterebbe una giornata per raccontarvi la sua bellezza e il valore che quei luoghi hanno per me, la mia famiglia e il mio popolo». «Ce l'ho fatta - dice orgoglioso Bashar -. Successivamente la mia gioia è stata ancora più grande quando ho potuto riabbracciare mia moglie Hadya, anche lei, oggi, studentessa Unical e Luna e Ahmad, i nostri due straordinari bambini. Anche loro qui sono felici e studiano con i loro compagnetti italiani nella scuola di Arcavacata».

«Aleppo è uno dei punti più alti della storia e della civiltà umana - ha affermato Mattarella - un esempio di convivenza che è un segno deprimente, di questi tempi, di come sia potuta diventare vittima di intolleranza e violenza». Bashar ha ripercorso la sua storia e raccontato le attività di ricerca portate avanti: ha partecipato a numerose conferenze internazionali ed è stato invitato a Stoccarda per sviluppare strategie di ricostruzione per la città di Aleppo, dopo la guerra. «Ora a tre anni dall'inizio di questo percorso, io guardo alla possibilità di tornare ad Aleppo – ha detto Bashar - per contribuire alla ricostruzione di ciò che è stato distrutto dalla guerra, e di cominciare la seconda fase di questo cammino, che potrebbe non finire».
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