L'imprenditrice che ha fatto arrestare il prefetto di Cosenza: «Ho scelto di stare con lo Stato»

L'imprenditrice che ha fatto arrestare il prefetto di Cosenza: «Ho scelto di stare con lo Stato»
L'imprenditrice che ha fatto arrestare il prefetto di Cosenza: «Ho scelto di stare con lo Stato»
Venerdì 3 Gennaio 2020, 12:53 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 08:12
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«Non avrei potuto fare diversamente. Da tempo sono impegnata nel sociale e spesso mi è capitato di pronunciare frasi del tipo: in questa terra dobbiamo scegliere da che parte stare subito!'. Ecco, questa volta, ho capito che toccava a me». Cinzia Falcone, l'imprenditrice che con la sua denuncia ha fatto arrestare il prefetto di Cosenza Paola Galeone, ora ai domiciliari,  per il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, racconta in un'intervista alla Gazzetta del Sud la sua scelta. «Passare dalle parole ai fatti - aggiunge Falcone - non è semplice soprattutto quando ci si trova davanti ad un prefetto. Il giorno prima avevo ascoltato l'intervista al procuratore Gratteri in cui invitava i calabresi a ribellarsi e questo ha determinato in me ulteriormente la volontà di dissentire e dire no a una ingiusta richiesta».  Cinzia Falcone è titolare di una scuola privata d'inglese, referente del Cas per i migranti di Camigliatello Silano e presidente dell'associazione Animed che si batte per i diritti delle donne. 

Cosenza, agli arresti domiciliari il prefetto Paola Galeone che ha intascato la mazzetta di 700 euro

L'imprenditrice parla dei rapporti con il prefetto e dell'imbarazzo provato davanti alla proposta: «Ho conosciuto il prefetto Galeone - prosegue l'imprenditrice cosentina di 46 anni - quando si è insediata. Poi, in occasione della giornata internazionale sulla violenza contro le donne mi è stato proposto, visto l'impegno nel settore con la mia associazione Animed, di collaborare alla realizzazione di un evento occupandomi di contattare le scuole e di moderare la manifestazione. Cosa che ho fatto senza compenso alcuno. Ero fiera che la Prefettura, dunque lo Stato, ci avesse coinvolti in questo incontro». «Non ho realizzato subito - aggiunge ancora Cinzia Falcone nell'intervista - che mi si stava facendo una proposta illegale. Eravamo nel Palazzo di Governo, ho impiegato qualche ora per realizzare che non era un'errata deduzione. Fino a quel momento avevo sempre ammirato e nutrito stima per la dottoressa Galeone. Ma il confronto con la mia famiglia mi ha aiutato, invece, a capire la gravità di quanto mi era stato proposto. E non ho esitato a denunciare. Sono consapevole che esistono poteri forti ma sono consapevole anche che esiste uno Stato forte. Io ho scelto di stare dalla parte dello Stato».

L'imprenditrice ha raccontato agli inquirenti che l’alto dirigente dello Stato le aveva proposto di fornirle una fattura falsa da 1220, in modo poi da spartirsela: 700 al prefetto stesso e 500 all’imprenditrice.

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