Regionali Calabria 2020 nel silenzio:
fa rumore solo il candidato sbagliato

Regionali Calabria 2020 nel silenzio: fa rumore solo il candidato sbagliato
di Adolfo Pappalardo
Sabato 11 Gennaio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 17:28
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Non c'è mai stata elezione regionale così carica di attese. Per le sorti del governo, della maggioranza e dei rapporti nei singoli partiti. E, quindi, focus, talk show e approfondimenti. Ma, badate bene, solo per l'Emilia Romagna. Ma della Calabria, dove pure si vota a fine gennaio, poco o nulla. Anzi nulla. È la periferia dell'impero. O, peggio, periferia del Mezzogiorno. «Ancora una volta condannata all'irrilevanza», dicono dal profondo Sud un pugno di intellettuali. Salvo poi, scoprire, che a bucare è solo la notizia di tal Alfio Baffa, aspirante consigliere regionale della Lega, che posta un video in cui saluta gli elettori da una vasca da bagno con, modello Scarface, tanto di sigaro cubano in bocca. Ed ecco l'apoteosi del trash...

Sino alla vigilia di Natale, prima della presentazione ufficiale dei candidati a governatore, piccole scintille di attenzione. Ma il fuoco non arriverà mai. Giornali e tv locali a parte, hanno solo raccontato l'interminabile parto per trovare i nomi da mettere in campo. Prima l'ipotesi di un laboratorio Pd-M5s per far fuori il governatore democrat uscente Mario Oliverio e cercare un nome unico (che non si troverà) e poi la faida nel centrodestra per non far scendere in campo il sindaco di Cosenza, l'azzurro Mario Occhiuto.
 

Alla fine la sfida è ristretta tra Pippo Callipo, industriale del tonno (nome una volta caro ai grillini) per il centrosinistra, l'azzurra Jole Santelli per il centrodestra e il grillino Francesco Ajello. E se in Emilia c'è un testa a testa e si macinano sondaggi, per la Calabria latitano pure le rilevazioni. L'unico è della Noto sondaggi e tratteggia una partita già chiusa: la Santelli al 52 per cento, con un vantaggio di ben 18 punti su Callipo. E il movimento 5 Stelle fuori dai giochi con un risibile 10 per cento. Fine dei giochi, tutto chiuso e poca campagna elettorale dei leader che all'estrema punta dello Stivale sembrano scesi pure di malavoglia. Qualche giorno fa Nicola Zingaretti mentre ieri è stato il turno di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Fine.

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«La Calabria viene sì considerata ma solo nella sua irrilevanza. Una sensazione che permane anche per queste elezioni», è l'amara constatazione di Vito Teti, ordinario di Antropologia Culturale dell'Università della Calabria, con alle spalle decine di studi sul Mezzogiorno senza mai cadere nel neoborbonismo che oggi va tanto di moda. Ma, uno in particolare per i tipi dell'Einaudi, spiega tutto già nel titolo. Eccolo: «Maledetto Sud».

«La Calabria è ormai isolata, una terra a parte, e ci sono responsabilità enormi», spiega. Di chi è la colpa? «È un tremendo gioco di specchi: la Calabria viene rappresentata dal resto del Paese come ultima e la Calabria tiene a tenersi questa rappresentazione. Questo sguardo incrociato è una miscela esplosiva che ci condanna al disinteresse. D'altronde la politica dice: Tanto è persa, perché ce ne dovremmo occupare?». Ce l'ha con la sinistra? «Anche. Quando si parla del voto in Emilia, bisognerebbe farlo anche della Calabria. Perché l'Emilia segna il destino del governo e dell'Italia e non la Calabria? Ci sono - conclude Teti - mille emergenze, prima fra tutte, lo svuotamento di interi paesi. E se la politica non si fa carico di questi problemi, cosa si fa allora? Eppure senza la salvezza di una terra, non ci sarà quella del resto d'Italia. È una visione molto miope e nulla, purtroppo, cambierà».

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Una visione pessimista che non è isolata. Basta sentire Nicola Fiorito, docente di scienze politiche sempre dell'Università della Calabria ma soprattutto membro del collettivo di scrittori «Lou Palanca». Grazie a loro, alla scrittura a più mani di alcuni interessanti romanzi, viene gettata nuova luce su un paio di fatti oscuri della recente storia calabrese. Quella dei moti di Reggio del 1970 e l'omicidio nel 1965 dell'ex dirigente del Pci Luigi Silipo dopo una riunione con Alfredo Reichlin e Franco Calamandrei. Morte su cui tentò di squarciare un velo il senatore di Botteghe Oscure Luca De Luca ma, per tutta risposta, fu espulso dal Pci per «indegnità politica e morale». Come a dire: il silenzio qui in Calabria cala da sempre. «La sensazione - spiega Fiorito - è che di queste elezioni non sembra fregare a nessuno. La Calabria è scomparsa dall'immaginario collettivo e tutti i partiti sembrano giocare a perdere più che a vincere. Questa regione viene vista come un problema, mai come una risorsa».

«E - continua - anche la carica di governatore non sembra portare fortuna. Da Meduri in poi, passando per Scopelliti che ora è in galera, dopo una mandato, altro che trampolino, sei condannato al pensionamento politico. Se non peggio...».
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