A 38 anni dal terremoto il Comune
«ritrova» i fondi dimenticati

A 38 anni dal terremoto il Comune «ritrova» i fondi dimenticati
di Giuseppe Miretto
Martedì 31 Luglio 2018, 17:23
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Trovato un tesoretto dimenticato, da 715mila euro, tra le pieghe del bilancio comunale. 
Sono i fondi per la «ricostruzione post terremoto dell’80» (ex legge 219) inspiegabilmente mai utilizzati, dopo quasi 38 anni, fino in fondo per l’adeguamento sismico di civili abitazioni. «Sembra un ritardo clamoroso –ammette e spiega Giuseppe D’Alessandro, assessore ai lavori pubblici- invece è il risultato, quantunque paradossale, della complessità delle istruttorie per la determinazione dei requisiti e quindi dell’accesso ai fondi della ricostruzione». 
Tra bocciature delle richieste, ritardi e paralisi della commissione, è passata invano più di una generazione. E molti eredi o figli dei richiedenti hanno rinunciato. Nel 2004, le pratiche inevase erano 125. Oggi è stata smaltita meno del 25 per cento delle giacenza. «Di questo passo –annuncia D’Alessandro- rischiamo di trasformarci in un Belice amministrativo. Chiederemo alla Banca d’Italia, con opportuni progetti finalizzati, di impiegare i fondi per il consolidamento sismico delle scuole o di infrastrutture danneggiate nel centro storico». Insomma, il «completamento dell’opera di ricostruzione» si farà puntando l’attenzione sugli edifici pubblici. «Su questa vicenda paradossale – accusa il geometra Mario Barbato - si deve avere il coraggio di bonificare la palude burocratica che ha prodotto un simile ritardo record. Diversamente, la medesima paralisi operativa continuerà a compromettere il completamento del casello autostradale, in gestazione da 13 anni, il Puc, fermo da 12, e la casa comunale, bloccata da cinque». Le sorprese non sono finite: dentro i meandri dei bilanci, il Comune sbadato ha smarrito la memoria dell’esistenza anche di altre risorse. È il caso dei quasi 300mila euro non spesi, ereditati dai muti accesi dall’Ente locale e mai utilizzati. Questi ultimi fondi, non vincolati da una destinazione d’uso, sono stati subito monitorati: potrebbero essere utilizzati per i «piccoli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione» che l’ente locale non può ancora permettersi essendo alle prese con delicate procedure di riequilibrio di bilancio. E’ ossigeno per le asfittiche casse del Comune poiché la quasi pluralità di interventi sul territorio sono vincolati alla presenza di entrate certe, riferibili ai trasferimenti statali (Titolo II) e non al gettito dei tributi locali. 
 
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