Vitulazio, Manlio morto d'infarto nel cantiere a 70 anni: lavorava in nero

Pensionato, aveva bisogno di "arrotondare" per pagare le bollette

Morto in cantiere, indagano i carabineri
Morto in cantiere, indagano i carabineri
Marilu Mustodi Marilù Musto
Domenica 29 Gennaio 2023, 10:32 - Ultimo agg. 31 Gennaio, 16:43
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Si può morire di lavoro. Anche quando il lavoro è tramontato e la pensione c'è, ma è modesta, limitata. Manlio Iannotta, 70 anni che avrebbe compiuto a settembre, era un pensionato. Avrebbe potuto godersi il riposo. Invece, è deceduto con gli abiti da lavoro, accanto a un cantiere di via Tutuni a Vitulazio, nel cuore del paese. Probabilmente aveva continuato a impastare calce e a rifinire angoli di cemento perché c'era la famiglia da portare avanti, le bollette con cifre altissime da pagare e anche perché quel sentimento di sfida era rimasto in lui che si era sempre spaccato le mani per una vita intera evitando umiliazioni.

E così, Manlio, con i suoi 70 anni all'orizzonte, è morto di infarto accanto alla sua auto, parcheggiata a pochi metri dal secchio e dalla macchina impastatrice di malto o cementi, da tutti i suoi attrezzi da lavoro.

Dalla sua vita. Non risulta assunto dalla ditta che stava eseguendo la costruzione, non ci sarebbe neanche un documento di collaborazione. Niente. Per questo, è stata aperta un'indagine dei carabinieri sulla morte a Vitulazio di Manlio, operaio edìle di Casagiove. Allo stato, l'imprenditore titolare del cantiere è indagato per mancata sicurezza sul luogo di lavoro e vigilanza, a quanto pare.

L'allarme era scattato alle ore 16 di venerdì pomeriggio. In verità, sono stati gli altri operai a chiamare i soccorsi per un'emergenza. All'interno del cantiere il povero Manlio era a terra e non rispondeva alle sollecitazioni, i medici venerdì hanno provato ogni manovra, ma è stato tutto inutile. Resta il giallo su una ferita alla testa, una escoriazione che sarà analizzata durante l'esame autoptico sul corpo, disposto dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere.
Gli operatori sanitari non hanno potuto fare altro che constatare l'avvenuto decesso, in attesa dell'arrivo dei carabinieri della compagnia di Capua - guidati dal tenente colonnello Paolo Minutoli - che hanno avviato le indagini del caso per ricostruire la tragedia. Nelle ore successive alla morte dell'operaio, è stato ascoltato anche il collega del 70enne che era con lui poco prima della tragedia. La salma della vittima è stata trasferita all'istituto di medicina legale di Caserta.

Solo a novembre, un altro operaio edile ha perso la vita in un cantiere di Casal di Principe. Aveva 49 anni e viveva a Cesa, si chiamava Francesco Petito. Da allora, le indagini sulla sua scomparsa vanno avanti senza sosta. Ed è una lunga scia di sangue, quella delle morti bianche. Tre persone, invece, sono a processo per il decesso dell'operaio quarantenne di Mugnano di Napoli che perse la vita in un'azienda alle porte di Capua nel 2019. Teatro della tragedia la sede della «Multicedi» di Pastorano, società che detiene il marchio dei supermercati «Decò».

La vittima riportò gravi traumi nel corso dell'incidente, e morì qualche giorno dopo in ospedale a Caserta. Migliaccio stava guidando un sollevatore elettrico per conto della «Due Elle Multiservizi» all'interno del capannone della Multicedi, si trattava di un cosiddetto «lavoro in quota», visto che si dovevano sistemare montanti in ferro e pannelli in cartongesso su un soppalco ad un'altezza di sei metri. Durante una manovra in retromarcia, le ruote posteriori del muletto uscirono dalla rampa di carico e scarico, e il mezzo precipitò nel vuoto con il suo conducente. Una morte come tante, che si somma a quelle di anime che per dignità e coraggio scelgono una mansione considerata pericolosa, retribuita a volte al minimo. Come il caso di Manlio, morto venerdì per un infarto a Vitulazio, lasciando la famiglia, le persone che gli volevano bene, senza fiato e senza parole.
 

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