L'ira dell'ex Alcatel a Maddaloni:
«L'area non si tocca, ricorso al Tar»

L'ira dell'ex Alcatel a Maddaloni: «L'area non si tocca, ricorso al Tar»
di Giuseppe Miretto
Lunedì 2 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 11:50
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«Puc da annullare». Esplode lo scontro tra il comune e i gestori del sito ex-Alcatel, oggi «fabbrica fantasma»: il commissario giudiziale Rampini, in nome e per conto della Mf Componenti Immobiliare e, quindi, della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, ha impugnato lo strumento urbanistico davanti al Tar della Campania.

Cancellata la vecchia destinazione del sito per attività produttive sostituita con interventi di riqualificazione ambientale, rigenerazione urbana, bonifica per la creazione di servizi, spazi culturali e giardini. E tutto questo è ritenuto lesivo dei diritti della proprietà e della sequela di creditori, che dalla vendita all'asta dell'enorme «cimitero industriale» in via Campolongo (oltre 49 mila metri quadrati, metà dei quali composti da capannoni, più uffici e un campo di calcio), aspettano di generare liquidità per il pagamento del Tfr degli ex dipendenti e di tutti i creditori. Per fermare la rivoluzione urbanistica è stato messo in moto un atto di natura complessa che chiede alla Regione e al Tar della Campania l'annullamento della delibera del Puc. Ma lo scontro ha assunto forme cruente: non è stata chiesta la sospensiva ma un giudizio di merito. Così, si annunciano tempi lunghi per un Puc che è in gestazione da oltre 15 anni. Riaffiora il clima di aperta ostilità, tra la proprietà dell'ex fabbrica e il territorio, dopo la dimissione della più antica fabbrica di elettronica della provincia di Caserta. Scatta la resa dei conti: dopo lo smantellamento, due incendi, numerosi esposti sulle criticità igienico-sanitarie, il comune chiede l'intervento dell'Arpac. L'area, vigilata due volte all'anno durante la produzione, per la presenza di amianto e magazzino rifiuti, è stato chiesto un sopralluogo per omessa bonifica e messa in sicurezza. Per l'ente locale i ruderi della vecchia fabbrica non possono più coesistere con un'area residenziale prossima al costruendo policlinico. C'è un clima di scontro che potrebbe portare a un nulla di fatto. «Da 14 anni commenta l'ingegnere Nicola Corbo, decano dei tecnici locali ed ex-assessore - non si trovano acquirenti. Il progetto di alienazione immobiliare è stato un fallimento: la base d'asta iniziale, superiore ai 12 milioni di euro, è scesa a poco più di 1,6 milioni di euro. E così, l'idea di un danno economico è privo di fondamento. La programmazione urbanistica, per esperienza, si fa con la concertazione e non nelle aule di tribunale. Così, si perde solo tempo prezioso e si danneggia il territorio». Il sindaco Andrea de Filippo è durissimo: «Il nostro territorio non è una colonia e non è nelle disponibilità di privati o enti pubblici». 

È scontro anche con la Provincia di Caserta. L'ente locale si è rifiutato di diventare proprietario dello «svincolo a rotatoria», realizzato dalla provincia e che ha sostituito l'infernale incrocio semaforizzato di via Cancello dove, quotidianamente, si incolonnava il traffico extraurbano diretto al basso beneventano, ad Acerra, alla Nola-Villa Literno e all'Interporto. Dopo 10 anni, due varianti e un'opera di risanamento strutturale (completata 10 giorni fa), il sistema multiple di rotonde e l'interramento dell'ex statale 265, non sarebbero a norma. «È certamente un'opera - spiega l'assessore ai lavori pubblici Giuseppe D'Alessandro - difforme rispetto al progetto iniziale.

Vogliamo vederci chiaro sugli accordi originari, sui collaudi. Inoltre, mancano alcune opere fuori terra fondamentali come i passaggi pedonali originari, l'arredo urbano e le aree verdi». Stop al passaggio di consegne: non convincono i pannelli fonoassorbenti, il sistema di illuminazione e gli spazi pedonali urbani. Il costo di gestione è giudicato poi esorbitante, stimato in 30 mila euro all'anno a carico del bilancio comunale. 

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