Caserta, l'inflazione entra decisamente nel carrello della spesa quotidiana. I dati forniti ieri dall'Istat e relativi al mese di aprile mostrano infatti un aumento dei prezzi concentrato specie sui beni alimentari, con un dato tendenziale non solo in controtendenza con quello nazionale, ma che spacca decisamente in due la Campania, con le Forche Caudine a fare da spartiacque fra due realtà contrapposte. Ma andiamo a leggere i numeri. Il dato di aprile Da queste parti nell'ultimo mese i prezzi sono aumentati dello 0,3%, più o meno come in Italia. Ma con una differenza. A livello nazionale è l'accelerazione dei prezzi dei beni energetici a trainare l'ulteriore crescita dell'inflazione, dovuta in buona misura al confronto con aprile 2020, quando i prezzi di questa tipologia di prodotti, anche a causa dell'emergenza sanitaria, avevano subito una diminuzione marcata rispetto al mese precedente.
Nel contempo, i prezzi del cosiddetto «carrello della spesa» ampliano la loro flessione (-0,7%), portandosi a livelli che non si registravano da agosto 1997 (quando diminuirono su base annua dello 0,8%). Questo a Caserta non accade. Qui rispetto allo scorso anno non aumentano solo i beni energetici, ma anche quelli alimentari, che se in Italia non hanno ancora raggiunto i livelli pre-pandemia, a Caserta da inizio anno sono regolarmente più alti. E questo fa male ai consumatori. Bisognerà cercare di capire alcuni fattori. Innanzi tutto perchè qui non avviene la dinamica che caratterizza il dato nazionale. In Italia i beni alimentari registrano un calo pari a -0,6% a causa dell'inversione di tendenza dei prezzi dei prodotti non lavorati (da +1,0% a -0,3%; +1,0% su base mensile) e in particolare dei prezzi della frutta fresca o refrigerata (da +3,6% a -0,6%; rispetto a marzo -0,5%) e di quelli dei vegetali freschi o refrigerati (da +0,3% a -1,7%). Da segnalare invece una flessione più marcata dei prezzi dei beni alimentari lavorati (da -0,7% a -0,8%). A Caserta c'è solo un incremento medio dello 0,4%. Ma poiché alla fine il dato tendenziale è lo stesso, vuol dire che c'è un settore che compensa questo squilibrio: è quello legato ad abbigliamento e calzature.
In questo caso i prezzi a livello nazionale sono già più alti del 2020, mentre a Caserta si mantengono più bassi. Ed è interessante notare che la Campania si spacca in due all'altezza delle Forche Caudine, che segnano il confine fra le province costiere e quelle interne.
Vale lo stesso anche per gli elettrodomestici e più in generale per gli apparecchi elettrici: i prezzi di telefoni e telefax risultano ancora inferiori del 15% rispetto ai livelli pre Covid. Non così le apparecchiature informatiche, le quali hanno visto un incremento dei prezzi che sfiora il 3%. Anche la dad ha inciso sull'inflazione, con i prezzi legati all'istruzione, specie a quella universitaria, che hanno visto un calo medio pari al 5,7%. E cominciano ad avvertirsi i primi, timidi segnali positivi sul fronte della ristorazione, con i prezzi vedono un aumento dell'1%.