Antonio, il fashion designer
talento per Moschino

Antonio, il fashion designer talento per Moschino
di Maria Beatrice Crisci
Sabato 15 Settembre 2018, 19:00
3 Minuti di Lettura
Ha appena ventidue anni, ma un bagaglio d'esperienza e di formazione da far invidia a quelli delle generazioni precedenti. Nato a Santa Maria Capua Vetere nel gennaio 1996, formazione liceo classico. Titolo universitario allo Ied di Milano. Premio Franca Sozzani 2017 con la motivazione «per lo studio e composizione dei volumi, per la modernità delle sue creazioni di gusto classico e il messaggio di raffinatezza».

Antonio D'Addio è un fashion designer ed è un autentico talento casertano. Vive a Milano da qualche anno e ora lavora per Moschino. L'incontro al Caffè in Corso da Celestino, importante realtà del territorio per tradizione e storia.

«Il liceo classico è stato un elemento fondamentale per la mia carriera. Grazie a questo percorso di studi - tiene a sottolineare Antonio - ho costruito tutte le basi della mia ricerca creativa, nella moda, nell'arte e nel design. Ricordo con affetto la preside Marina Campanile che mi ha sostenuto e incoraggiato fin dal primo momento. Nell'ultimo anno ho anche realizzato i costumi per lo spettacolo Antigone messo in scena al Teatro Comunale di Caserta. È stato questo un inizio che mi ha aperto gli occhi su una possibilità che poi si è concretizzata successivamente».

Cosa in particolare ti ha dato il liceo?
«Credo la metodologia didattica, l'attitudine ad avere un metodo nelle cose, un elemento che ha formato la mia progettualità, che mi ha dato le basi. Certo sono tutte cose di cui si ci rende conto successivamente». Pur avendo abitato a Santa Maria Capua Vetere, Caserta è stata un punto d'appoggio? «Certo! È a Caserta che ho vissuto principalmente, è qui che ho passato tutta la mia adolescenza. Ricordo che facevo molto gruppo con gli amici, il cui supporto è stato importante. Con alcuni di loro ancora mi sento, del resto anche loro sono parte della mia famiglia. È fondamentale mantenere il rapporto con la mia terra».

Hai deciso quasi subito di lasciare Caserta?
«Purtroppo è stato necessario. La facoltà che volevo seguire con quella tipologia di corso e programma c'era solo da Roma in su. A malincuore lo dico, è stata una circostanza necessaria. Ma sono convinto che sia fondamentale fare almeno un'esperienza fuori, è importante arricchirsi di altre storie, altri contesti. Comunque sarebbe stato bello anche restare qui a casa».

Fashion designer, ma non solo?
«Sono un ibrido», sorride. «In realtà mi sono sempre misurato anche con altre forme d'arte. Avrei certo potuto fare architettura, ma a me interessava qualcosa di più immediato. Ho sempre avuto l'urgenza di portar fuori e creare. Sono un fashion designer, ma anche un grafico che si occupa, tra l'altro, di illustrazioni».

Sei soddisfatto dei risultati ottenuti finora?
«Posso dire che lo Ied è stato un contenitore di opportunità. Un luogo dove hai la possibilità di giocare le tue carte. Se c'è lavoro, passione, tenacia e impegno puoi raggiungere dei risultati. Sono felice di aver fatto questa scelta. Ho lavorato per due anni con Pitti, poi con Ducati, Lumberjack, poi con un brand storico fiorentino, The Bridge. Per loro ho realizzato il prototipo di una borsa, per Save the Duck un capo che raccontava l'ecosostenibilità, un tema che mi è molto vicino».

Poi il Premio Vogue?
«Sì, al fashion show maschile l'anno scorso ho presentato la mia collezione per la quale ho ricevuto il Premio Franca Sozzani 2017. È stato un motivo di grande orgoglio ed emozione».

Ed ora da Moschino?
«Lì sono fashion designer. Disegno per le sfilate maschili. Abbiamo fatto due collezioni e stiamo disegnando la prossima invernale. È una esperienza straordinaria essere in contatto con il direttore creativo Geremy Scott. È un bellissimo team e un bellissimo luogo di scambio».

Ti manca casa?
«Vivo bene a Milano, è un luogo dove puoi giocarti le tue carte. È una città che funziona molto bene, è europea, forse anche troppo metropoli. Le manca l'anima».
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