Arrestati i tombaroli di Caserta:
un prof di arte e un tecnico informatico

Arrestati i tombaroli di Caserta: un prof di arte e un tecnico informatico
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 11 Ottobre 2022, 07:39 - Ultimo agg. 17:44
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Insegnante di storia dell'arte dal lunedì al venerdì. «Ricercatore» abusivo di reperti storici nel fine settimana. Lui, Michele M., 58 anni di San Prisco, il «professore» d'Arte noto per la sua passione per i resti antichi è stato trovato con un metal detector e altri arnesi indispensabili per lo scavo, in compagnia di un tecnico informatico, dipendente pubblico pure lui, Michele P. di 42 anni, residente a Macerata Campania. La loro speranza era, forse, quella di trovare tracce di metalli lungo la via che porta all'antico Anfiteatro: sotto a un terreno stopposo può nascondersi la storia e il fascino della storia non perdona, ma trascina, coinvolge. Inutile restare ad aspettare.

Convinti di essere lontani da occhi indiscreti, i due (il professore e l'informatico) si erano dati appuntamento nel pomeriggio di domenica nel rione Sant'Andrea (Santa Maria Capua Vetere) in un terreno sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza. Poco più in là, però, li ha scorti un carabiniere che subito ha chiamato i colleghi della compagnia di Capua. Dopo il fermo, sono scattate le perquisizioni nell'abitazione di entrambi: qui, sarebbero state trovate alcune fibule in bronzo. 

Saranno gli studiosi a stabilire l'epoca e il periodo del ritrovamento.

Fatto sta che i carabinieri della compagnia di Capua, hanno fermato i due in un fondo agricolo posto sotto tutela dalla Sovrintendenza per i beni archeologici. L'ipotesi è che fossero alla ricerca di antiche tombe, monete e statue in bronzo. I carabinieri li hanno bloccati e portati in caserma. Dopo le formalità di rito i due amici sono finiti nel registro degli indagati: il magistrato ha disposto per loro gli arresti domiciliari. Pesante l'accusa: furto di beni culturali. In realtà, molte zone di Terra di lavoro sono facile preda dei ladri d'arte. Nei pressi dell'Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere erano esposte, qualche anno fa, sculture di volti, corpi in marmo, ma sono improvvisamente spariti. 

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Il peso della storia incombe sui resti anche per la vicinanza all'anfiteatro, innalzato tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. in sostituzione dell'arena meno capiente risalente ad età graccana, i cui resti sono stati individuati a Sud-Est. La struttura visibile ora è quella di epoca romana: si pensa che l'anfiteatro sammaritano è secondo per dimensioni solo al Colosseo, al quale probabilmente servì come modello essendo stato, verosimilmente, il primo anfiteatro del mondo romano. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori. Storia che va, consuetudine che viene. Ora i ricercatori sono colti, attenti a «rubare» ciò che è di valore. Questo atteggiamento riporta alla mente anche le avventure tristi delle pietre spoliate, tolte da un posto e posizionate in un altro. Sono come animali in gabbia, incastonate nei muri in modo da non poter essere più recuperate. A Sala di Caserta, per esempio, c'è il busto di un togato circondato da sacchetti di spazzatura.

A Calvi Risorta c'è la Madonna di Grazzano, Madonna delle Grazie. Sulla prassi di «rubare» pietre dai siti storici e murarli nelle case regna la tendenza dell'apparire, l'avere senza essere di privati cittadini. In una traversa di corso Gran Priorato di Malta a Capua la dea Flora che, in estate, era coperta dai tubi del condizionatore di una parrucchiera, ora «respira» senza tubi, ma Flora resta esposta alle offese e alle intemperie.

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