Omicidio a sfondo passionale in Campania, uccide il rivale in amore e getta il corpo in mare: arrestato 35enne napoletano

Omicidio a sfondo passionale in Campania, uccide il rivale in amore e getta il corpo in mare: arrestato 35enne napoletano
di Marilù Musto
Sabato 29 Luglio 2017, 08:31 - Ultimo agg. 23:57
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Lui, la trans e l'altro. Un triangolo amoroso che si è risolto con l'omicidio del rivale in amore, anche se l'amore, in tutta questa storia, c'entra davvero poco. Ciro Guarente, militare della Marina, declassato poi a dipendente civile, ha confessato di aver ucciso Vincenzo Ruggiero, 25 anni, sparito il 7 luglio da Aversa. La notte scorsa, con un'indagine lampo coordinata dalla Procura di Napoli Nord, i carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di Ciro, 35 anni, originario di San Giorgio a Cremano ma residente a Giugliano in Campania, per omicidio e occultamento di cadavere. 

Tutto nasce dalla scomparsa di Ruggiero, 25enne di Parete, attivista gay molto conosciuto nella comunità Lgbt campana. L'ex militare lo ha ucciso a casa sua, ad Aversa, durante un litigio nato dalla gelosia per lo stretto rapporto di amicizia della vittima con la trans Heven Grimaldi - legata all'indagato - poi ne ha nascosto il corpo. Sono in corso indagini e ricerche per trovare il cadavere, anche con il supporto della Capitaneria di porto di Napoli.

Messo alle strette dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa e dal pm della Procura di Napoli Nord, dopo 12 ore di interrogatorio il 35enne napoletano ha confessato l'omicidio: «Si, ho ucciso io Vincenzo, perché mi dava fastidio vederlo a casa della mia compagna, Heven: poi, dopo, ho caricato il cadavere in auto e l'ho gettato in mare a Licola». 
 


Il delitto è avvenuto proprio il giorno in cui la vittima è stata vista l'ultima volta, il 7 luglio scorso. La madre del 25enne ne aveva subito denunciato la scomparsa, ma in un primo momento si pensava a un allontanamento volontario; dell'improvvisa sparizione di Vincenzo aveva parlato anche l'Arcigay di Napoli.

I carabinieri, guidati dal maggiore Antonio Forte, hanno iniziato a monitorare eventuali movimenti della vittima, a controllare se avesse prelevato contanti dal suo conto, ma non è emerso alcun movimento, nessuna registrazione in hotel. Niente di niente e anche il cellulare era muto.

Gli inquirenti hanno, così, cominciato a insospettirsi; hanno poi scoperto che uno studio privato, situato di fronte casa della vittima, ad Aversa, aveva la telecamera puntata proprio verso l'ingresso dell'abitazione del giovane e hanno passato al setaccio le immagini della serata del 7 luglio: gli occhi elettronici avevano catturato tutto. Dalla registrazione emerge una sequenza inquietante: si scorge il 35enne, poi reo confesso del delitto,  mentre si infila nel portone dell'abitazione della vittima, poi l'arrivo di quest'ultimo. Le telecamere hanno immortalato qualche ora più tardi l'omicida mentre caricava delle valigie nella sua auto, e poco dopo mentre trasportata qualcosa di molto pesante.

È stato lo stesso dipendente della Marina a raccontare agli inquirenti cosa è accaduto tra il suo arrivo e la partenza da Aversa verso il mare. Il presunto omicida ha atteso l'amico e all'arrivo di quest'ultimo i due hanno iniziato a litigare violentemente per gelosia; ci sarebbe stata una colluttazione durante la quale il 35enne ha spintonato con forza il 25enne che è caduto sbattendo la testa contro un mobile appuntito; l'urto avrebbe provocato la morte. A quel punto l'omicida, invece di chiamare i soccorsi, avrebbe architettato un piano di fuga, caricando nella sua auto il corpo e gli oggetti personali della vittima, in modo da accreditare la pista dell'allontanamento volontario, quindi si è diretto verso il mare, a Licola, e vi ha gettato il corpo, facendo poi sparire il cellulare e gli altri oggetti personali di Vincenzo.

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