Per anni sotto scorta come testimone di giustizia, in quanto vittima delle estorsioni del clan che lo hanno portato anche a dichiarare il fallimento di alcune società, l'ingegnere Francesco Saverio Emini è stato assolto lo scorso venerdì da un'accusa di bancarotta fraudolenta dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ad Emini, difeso dagli avvocati Alfredo Marrandino e dal professor Francesco Fimmanò, era contestata una bancarotta documentale per la fraudolenta tenuta delle scritture contabili e una bancarotta patrimoniale per una operazione di scissione che aveva ad oggetto gli immobili della società.
Il collegio giudicante del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Luciana Crisci, ha ritenuto l'insussistenza dei fatti contestati.
In precedenza, invece, c'è stata una condanna ridotta a tre anni per la bancarotta della Emini Spa di circa cinque milioni di euro. I costruttori del gruppo Emini hanno realizzato in passato diversi parchi residenziali tra Aversa e Lusciano ma durante la fase fallimentare si è accertata una distrazione di somme dalla Emini Spa alla Emini Costruzioni (918 mila euro circa) rendendosi colpevoli di una bancarotta fraudolenta. Sotto la lente della Procura della Repubblica finirono una serie di passaggi di danaro dalla società fallita ad un'altra della stessa famiglia che insospettirono la curatela fallimentare con la conseguente segnalazione agli organi inquirenti. Ma l'impresa Emini è stata anche quella che più di oltre dieci anni fa ha denunciato anche il racket del clan dei Casalesi. Proprio l'ingegnere Francesco Saverio Emini, finì sotto scorta dopo aver denunciato le richieste di estorsioni che arrivavano dalla cosca mentre si aprivano i cantieri del gruppo edilizio Emini.
Poi il tracollo e gli stipendi non pagati per mesi agli operai (uno di loro minacciò anche il suicidio raggiungendo una gru dalla quale voleva buttarsi al suolo) fino al tentativo di salvare l'impresa con un concordato preventivo che non andò a buon fine. Per le estorsioni commesse ai danni della Emini Spa furono arrestate undici persone, tutti elementi di vertice e di spicco del clan dei Casalesi indagate per estorsione aggravato dal metodo mafioso.