Belvedere di San Leucio,
un gioiello in abbandono

Belvedere di San Leucio, un gioiello in abbandono
di Lidia Luberto
Lunedì 25 Gennaio 2021, 08:52 - Ultimo agg. 09:43
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Ormai quasi non ci si fa più caso tanto gli occhi dei casertani sono abituati a vedere la condizione di abbandono nella quale si trova da anni: il Belvedere, il luogo dell'utopia di Ferdinando IV, vanto e speranza per i cittadini di oggi, è ancora in uno stato di imbarazzante degrado. «La situazione rappresenta in modo palese la sconfitta di un'intera società che pareva volesse modificare in senso positivo il destino di questo straordinario monumento e che, invece, l'ha ridotto ad una sorta di emblema della mancanza di progettualità», osserva Annibale Bologna, leuciano doc, per anni segretario della locale Pro loco.

Così, questo gioiello di architettura dove la storia è ancora palpitante, ha perso ogni appeal. Certo, la maestosa bellezza del Belvedere è ancora intatta. Ma basta guardare con più attenzione per notare le tegole rotte, l'erba cresciuta fra i lastroni della pavimentazione, l'intonaco scrostato, gli infissi stinti e danneggiati. Ancora peggio stanno i locali situati nella parte inferiore dell'edificio storico. Porte e finestre divelte, vetri rotti, spazzatura, erbacce cresciute all'interno degli ambienti dove avrebbero dovuto essere realizzati infopoint, uffici per l'accoglienza del turista, biglietteria, punti vendita di prodotti tipici. Per non parlare delle aree verdi poste ai lati dello scalone monumentale del Belvedere, interessate da un intervento di recupero e di riqualificazione cominciato nel 2004 e più volte sospeso, dove oggi ci sono erba alta, muretti rotti, bottiglie, vetri, cartacce, fili scoperti, tubi abbandonati.



E non si può dire che, in questi anni, non ci siano stati progetti, finanziamenti e interventi partiti, sospesi, ripresi, di nuovo interrotti. Così ad ogni ripartenza si ricominciava daccapo con un dispendio di energie e fondi. La «sindrome di Penelope»: prima si fa, quindi, si disfa, si aspetta, ci si ferma, si prosegue a singhiozzo, mentre i costi lievitano e quanto è stato realizzato si rovina. Sembrava cosa fatta nel 2014: c'era un articolato e ambizioso progetto che si sarebbe dovuto avvalere di due trance di finanziamenti, quello della misura 1.12 di 2 milioni e 200 mila euro, e l'altro di 300 mila euro della misura 1.9 che prevedevano il completamento del restauro, la realizzazione nelle ex stalle dei servizi di accoglienza e, negli ambienti di sottoscala, di servizi igienici, aree deposito. «Ora di tutto questo non c'è più traccia», dice Domenico Villano, presidente della locale Pro loco. «Anzi, oggi stiamo peggio di allora nonostante gli annunci e le promesse». Intanto, i funzionari comunali che si occupano del Belvedere, hanno approfittato del periodo di chiusura causa Covid per migliorare alcuni servizi. È stata, infatti, spostata la biglietteria con ingresso diverso dall'uscita, predisposto un nuovo sito web con la possibilità di acquistare il biglietto on line, ridefinito il tariffario e rimodulati giorno di chiusura e orari d'ingresso. Sono stati, inoltre, ritappezzati alcuni arredi la cui seta si era danneggiata con il tempo, restaurati e rimessi in funzione tre telai da passamaneria, un telaio didattico e l'orditoio, rinnovata la tecnologia del museo con l'inserimento di nuovi video, dialoghi, foto per una migliore comprensione della storia e delle tecniche di lavorazione serica e ripristinate le telecamere di sicurezza, reintegrando quelle che erano state vandalizzate.
 

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