Dopo lo «strappo» con il Consorzio pubblico Agrorinasce che gestisce importanti beni confiscati alla camorra, Santa Maria la Fossa, piccolo centro del Casertano di 2600 anime, dove alcuni decenni fa i capi del clan Casalesi avevano impiantato le loro aziende agricole e zootecniche, tutte confiscate dallo Stato, continua ad essere al centro dell'attenzione di politica e istituzioni; questa volta per aver perso 1,4 milioni di euro di fondi pubblici che servivano per riqualificare e rilanciare beni e terreni confiscati a boss del calibro di Aniello Bidognetti, figlio del capoclan Francesco noto come «Cicciotto 'e Mezzanotte», e di Francesco Schiavone detto «Cicciariello», cugino omonimo del più noto capo dei Casalesi soprannominato «Sandokan».
Alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle (Antonio Del Monaco, Giuseppe Buompane, Margherita Del Sesto, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Virginia Villani, Teresa Manzo, Doriana Sarli, Rosa Menga, Carmen Di Lauro e Silvana Nappi) hanno sollevato la questione della perdita dei fondi per progetti peraltro già esecutivi, attraverso un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
Si terrà intanto venerdì il tavolo convocato dalla Regione per ricomporre la frattura tra Santa Maria la Fossa e il Consorzio Agrorinasce; il Comune è uscito dal Consorzio, bloccando di fatto il progetto di rilancio da trenta milioni di euro del complesso agricolo de «La Balzana», altro bene confiscato ubicato a Santa Maria la Fossa. «Da parte del Comune - dice il sindaco Nicolino - c'è la volontà ad ascoltare Agrorinasce. In ogni caso, se anche dovessimo tenere ferma la scelta di uscire dal Consorzio, le Onlus che gestiscono beni confiscati nel nostro comune non devono aver paura; continueranno ad essere presenti e a fare il loro lavoro».