Bimbo ucciso a frustate: sotto accusa
un immigrato sotto effetto della droga

Bimbo ucciso a frustate: sotto accusa un immigrato sotto effetto della droga
di Vincenzo Ammaliato
Mercoledì 3 Febbraio 2021, 08:31 - Ultimo agg. 10:05
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Sullo stendino fuori la porta di casa dove è avvenuta la tragedia ci sono ancora i vestitini del bambino di due anni morto per le ferite riportate dalle botte subite dal compagno della madre. Lui, il presunto orco, Omar Solo, un immigrato ghanese, pare senza regolare permesso di soggiorno, adesso è in carcere, con la pesante accusa di infanticidio. La mamma della vittima è stata ascoltata a lungo nella tenenza dei carabinieri di Mondragone che segue il caso. Lei, immigrata dalla Liberia, ha un permesso di soggiorno ottenuto per asilo politico. Da qualche mese lavorava come badante.

I due adulti e lo sfortunato bambino vivevano in via Boccaccio, traversa della Via Domiziana nei pressi del Centro Fernandes. Qui, nell'istituto della curia che si prende cura degli stranieri l'uomo e la donna, e anche il bambino, erano conosciuti da tutti. Frequentavano alcune attività del Centro, soprattutto lo sportello d'ascolto, che più volte si era preso conto delle loro esigenze. Ma sulla Domiziana, seppure molto attivo, poco può il volontariato sia laico, sia religioso, rispetto alle necessità dell'esercito di chi ha bisogno. La città alla foce del fiume Volturno di per sè, con i suoi 20mila stranieri, su un totale di altrettanti cittadini italiani registrati all'anagrafe, è il centro d'accoglienza per immigrati più grande d'Europa, sia per percentuale, sia per valori assoluti. La località del Villaggio Agricolo (insieme al quartiere di Destra Volturno), poi, dove è avvenuta la tragedia, la presenza degli stranieri d'origine africana ha proporzioni completamente sballate rispetto agli italiani, che probabilmente si attesta su dieci immigrati ogni indigeno. Se poi sia aggiunge che la quasi totalità degli stranieri non ha un regolare permesso di soggiorno il delirio diventa necessariamente la costante. Non a caso, episodi di cronaca dai toni raccapriccianti qui

Appena una settimana fa, a cento metri dalla villa dell'orrore dove ha trovato la straziante morte il bambino di due anni, un nigeriano trentacinquenne ha perso la vita carbonizzato nel rogo dell'appartamento dove abitava con la moglie incinta e una figlioletta di due anni. Le fiamme pare siano divampate per un corto circuito dell'impianto elettrico obsoleto.

Una settimana prima, sul marciapiedi del viale successivo a via Boccaccio è stata, invece, trovata la salama di un uomo del Ghana di trent'anni, morto per arresto cardiaco provocato anche dal forte freddo che qui c'era a metà gennaio.

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Un salto di un altro viale e di dieci anni, tralasciando altre decine di casi simili, l'orrore assume connotati molti simili a quelli dell'ultima tragedia. Anche in questo caso, la vittima è un'anima innocente. Genitori nigeriani, Mary (questo era il suo nome) aveva appena sette anni quando fu trovata nel cortile di casa dove stava giocando col cranio fracassato. Uno straniero con evidenti disturbi psichici caricò subito dopo il suo corpicino in spalle e fu visto da molti automobilisti in transito buttarlo nel canale fognario dei Regi Lagni, dove fu recuperato mezz'ora dopo dai sanitari del 118. Insomma, Castel Volturno è abituata suo malgrado a episodi caratterizzati da una tristezza stringente. Ma ne anche pericolosamente assuefatta. E la normalità dei tanti passanti, bianche e neri che transitavano nei pressi di via Boccaccio ieri sera, come se nulla fosse successo poco prima, ne è la mesta testimonianza. Dopotutto, qui per i bianchi non è Italia, e non è neanche Europa. Per i neri, invece, non è Africa. Castel Volturno pare non sia più nulla. È solo un luogo dove succede di tutto e nessuno sembra accorgersene. 

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