«Bollata come camorrista ora aiuto le altre donne»

Parla la 37enne, mental coach dopo i cinque anni trascorsi agli arresti domiciliari

Protagoniste di Noi Voci di Donne
Protagoniste di Noi Voci di Donne
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 3 Gennaio 2023, 08:34 - Ultimo agg. 13:09
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Così come non si può separare il giusto dall'ingiusto, il buono dal cattivo, così il filo nero del passato si avvolge a quello bianco e candido della nuova vita di Carmela Allegretta, accusata di aver spalleggiato Camillo Belforte del clan Belforte di Marcianise, finita in carcere e poi ai domiciliari per cinque anni, libera solo da qualche giorno e con un futuro di emancipazione. Oggi, Carmela è la mental coach di un centro antiviolenza nato per proteggere le donne che fuggono da mariti e compagni violenti.

Dal mondo della camorra che l'aveva stritolata, al «pianeta» della normalità: la consapevolezza di questa donna di 37 anni bellissima e saggia è il manifesto di un cambiamento che le persone, con le loro scelte, possono imprimere al mondo, al Sud Italia. «Se le donne avessero il coraggio di ribellarsi al modus operandi della criminalità organizzata, la camorra scomparirebbe», disse una volta una funzionaria della questura di Caserta, Silvana Giusti (ora in pensione), intervistata da Il Mattino. Un'affermazione profetica. Sono trascorsi dieci anni da quella frase e, probabilmente, i primi passi verso una rivoluzione di legalità ci sono già.



«Questo lavoro mi ha salvata», spiega ora Carmela, impegnata nell'accogliere le donne nella sede del centro antiviolenza. Il suo modo di camminare fra le mura della «casa» gestita dall'associazione «Noi voci di donne» all'interno della caserma Sacchi del Comune di Caserta, racconta una disinvoltura conquistata con le unghie e con i denti, seguendo un filo che diventa sempre più chiaro. «Se tornassi indietro non farei nulla di ciò che ho fatto - dice - mio padre è un agente della polizia penitenziaria, un uomo di Stato. La mia famiglia non ha mai avuto problemi con la giustizia, ma Camillo Belforte è mio cognato, il marito di mia sorella gemella. Non rinnego la parentela, ma avrei potuto agire diversamente».

Carmela era finita nei guai per aver fatto pressioni sui medici ed era stata arrestata nel 2019 per scontare una pena definitiva inflitta dai giudici.

Era stata condannata insieme al cognato Camillo per aver imposto a un camice bianco dell'Asl di Marcianise il rilascio di cinque certificati (firmati dal gennaio al maggio 2005) che attestavano false visite effettuate a Maria Buttone, moglie del capoclan Domenico, per patologie psichiatriche. Storia passata. Carmela ora è madre di un bambino di nove anni, una donna matura e piena di vita che non vuole più avere rapporti con un mondo illegale e le sue storie nere. Il filo bianco si riannoda. «Il periodo del carcere è stato il più duro - continua - quando ho beneficiato degli arresti domiciliari potevo accompagnare mio figlio a scuola e fare la spesa, per il resto del tempo ero chiusa in casa. Ma è stato in quel periodo di profonda riflessione che ho capito cosa conta davvero».


«Il suo percorso con il centro è durato oltre un anno», dichiara Pina Farina, presidente del centro di osservazione e trattamento di autori di reati, referente di Noi voci di donne. «Carmela fu presa di incarico da noi nell'ottobre del 2021, quando fu affidata a questa struttura in esecuzione penale esterna - continua - fu destinata ad attività di pubblica utilità e con il tempo ha acquisito diverse competenze fino a diventare una delle nostre professioniste più brave. Ora è una coach per diverse donne vittime di violenze domestiche, ha seguito i laboratori tessili ed è molto attenta nel suo lavoro». Il riscatto è passato attraverso Noi voci di donne che più che un'associazione è un sogno che si è realizzato. La mente e il cuore del gruppo è proprio Pina, mediatore penale, criminologa e insegnante. «Dodici anni fa eravamo in via Sant'Antida - racconta - poi ci siamo trasferite in questo spazio (caserma Sacchi) messo a disposizione dal Comune. Di fatto, offriamo un patto di collaborazione con i servizi sociali». Carmela è stata seguita anche da un'equipe di psicologi, la consapevolezza di ciò che è diventata adesso è fondamentale per andare avanti. Intanto, lei cuce i fili della sua vita che è di speranza e coraggio per tante, tantissime altre.

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