Cinghiali reali. Vivono in branchi negli spazi che furono della filanda borbonica, oggi parte integrante del museo della seta. Grufolano, passeggiano, si azzuffano e scavano e passare al di là delle inferriate per loro è gioco semplice. «L'aria calda di queste sere dice Sergio Vozza, leuciano ma residente a Mestre mi ha portato a cercare frescura nel viale su cui affaccia il Belvedere. Amo guardare il panorama bellissimo che da lassù si domina. L'altra sera mi sono accorto di essere "accerchiato". Una mamma cinghiala con tanti tanti cuccioli era alle mie spalle. Certo c'era un'inferriata tra me e loro ma il disagio c'era. Poi mi hanno spiegato che tante volte sono andati oltre e sono stati visti passeggiare per le vie del borgo».
Il problema dei cinghiali è annoso e non è prerogativa casertana ma ogni città è chiamata ad affrontare le difficoltà proprie e qui non accade. «Abito a Briano dice Antonietta Monticelli, docente di filosofia e da tempo la presenza dei cinghiali è sotto gli occhi di tutti. Non sono singoli animali ma si muovono in branco e ci sono tante famigliole. Non li percepisco come un pericolo perché gli animali attaccano se attaccati, ma se a me non sfiora l'idea di infastidirli potrebbe esserci qualcuno che mosso da timore potrebbe assumere un atteggiamento tale da renderli pericolosi».
Lo diventano quando di notte attraversano le strade dei borghi e finiscono contro le vetture in transito, lo diventano per loro e per gli automobilisti. Sono un problema per gli agricoltori perché per procurarsi cibo scavano nei campi danneggiando le colture. Da tempo ormai i cittadini delle frazioni a nord del capoluogo denunciano la presenza sempre più corposa. «È da tempo ha spiegato Domenico Villano, presidente della Pro Loco di San Leucio che segnaliamo la presenza di cinghiali in zona. Vivono sulla collina e tante volte sconfinano anche nel belvedere. La questione è che si muovono in cerca di cibo e quando non ne trovano a sufficienza scendono per le strade del borgo dove hanno nelle buste dei rifiuti cibo a portata di zampa e di bocca».
I boschi di quella che fu la Real Colonia sono stati sempre abitati dai cinghiali, ne erano così tanti che re Ferdinando li cacciava quotidianamente. «Il bosco - dice Ketty Bologna, leuciana doc, docente di Latino - è il luogo naturale degli animali selvatici, quindi non possiamo pretendere che i cinghiali siano altrove, tuttavia con il Covid la natura ha addirittura preso il sopravvento sugli spazi antropizzati e personalmente in quel periodo ho più volte visto in piazza della seta una piccola volpe e sotto l'arco un'allegra famigliola di cinghiali. Oggi quella visione non è più occasionale, anzi si è trasformata in permanenza stabile e dopo l'imbrunire nell'area verde a ridosso del Belvedere ce ne sono tantissimi».
Il cinghiale è stato inserito nella lista, a livello planetario, delle cento specie invasive molto dannose. Le città ne sono invase, la capitale docet.
«Bisogna farsi carico del problema conclude Monticelli e sicuramente non è far strage il metodo da scegliere. In un paese che si voglia dire civile bisognerebbe pensare ad una sterilizzazione degli animali, solo così, attraverso il controllo delle nascite, potremmo avere un riequilibrio della popolazione dei cinghiali». Da Vaccheria a San Leucio, passando per Briano, i cinghiali sono diventati una presenza costante e per chi abita in zone un po' più isolate il problema c'è ed è serio soprattutto in queste sere caldissime quando la gente cerca un po' di frescura e passeggia, anche in zone poco illuminate.
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