Brucellosi, 9mila bufale abbattute:
rivolta degli allevatori nel Casertano

Brucellosi, 9mila bufale abbattute: rivolta degli allevatori nel Casertano
di Fabio Mencocco
Giovedì 18 Aprile 2019, 08:51 - Ultimo agg. 10:48
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Sono quasi 9mila le bufale abbattute nell'ultimo anno a causa dei focolai di brucellosi che si registrano in Campania dove si raggiunge l'8% di infezione. La patria della produzione di latte di bufala e dei suoi derivati si trova ancora a fronteggiare il problema delle migliaia di abbattimenti per superare l'infezione da brucellosi. Una questione che va avanti dal 2014, ovvero da quando il piano di vaccinazioni per contrastare la zoonosi, è stato sostituito dall'applicazione di nuovo regolamento regionale che prevede l'abbattimento di capi di bestiame quando si supera la soglia di emergenza del 2% di infezione.
 
La battaglia degli allevatori, che hanno inoltrato anche un ricorso al Presidente della Repubblica, si basa proprio sulla necessità di reintrodurre il sistema di vaccinazioni che aveva portato «il grado di infezione sotto la soglia del 2%». In questa battaglia per la tutela del patrimonio bufalino campano sono scese in campo anche le amministrazioni comunali, tra cui quelle di Santa Maria la Fossa e Castel Volturno, i cui sindaci sono stati anche recentemente ascoltati in commissione Agricoltura del Senato.

«Chiediamo che venga istituito un tavolo tecnico presso il ministero, affinché si trovi in fretta una soluzione al problema abbattimenti» fa sapere il sindaco di Santa Maria la Fossa, Antonio Papa, territorio in cui ci sono circa 20mila capi bufalini su una popolazione di 3mila abitanti. «Dal 2010 ad oggi abbiamo portato avanti tante battaglie per gli allevatori e qualche frutto si vede, dato che il prezzo del latte è tornato ad essere equo, ora c'è da vincere quest'altra sfida che sta interessando un settore che è il vero fulcro dell'economia di un vasto territorio come quello del basso Volturno» sottolinea Papa.

In questo senso basti pensare che solo in Campania ci sono circa 300 mila bufale, e nella sola provincia di Caserta viene allevato il 60% del patrimonio bufalino nazionale con circa 7 mila imprese agricole e mille allevamenti. La preoccupazione in questo momento per gli operatori è che, continuando così, il patrimonio bufalino si depauperi, anche perché gli abbattimenti pesano in termini economici: neanche gli indennizzi placano le proteste. Gli stessi allevatori che hanno presentato ricorso continuano ad essere scettici per il futuro, poiché i continui abbattimenti non «ci permettono di effettuare investimenti per ripopolare le stalle». Ecco perché si chiede alla Regione di applicare il regolamento 429 emanato il 31 marzo del 2016 dalla Comunità Europa e di ritornare ad un sistema di vaccinazione, che fino al 2013 aveva funzionato. Un sistema che fu poi cambiato per «evitare che la vaccinazione fosse estesa anche agli animali adulti e non solo ai vitelli» fa sapere Mario Schiavone consigliere a Casal di Principe con deleghe all'Agricoltura e agli Allevamenti. Proprio in questo senso anche il Comune di Casal di Principe ha deciso di appoggiare con un atto di indirizzo l'azione messa in campo dal Comune di Santa Maria la Fossa e degli allevatori, chiedendo di ripristinare il sistema di vaccinazioni.

«Il metodo degli abbattimenti è oramai superato, in questo modo si affronta la questione in maniera arcaica» dice Mario Schiavone che aggiunge: «Abbiamo la scienza che può tutelare tutti gli attori della filiera, compreso il consumatore finale, è importante per questo applicare il regolamento europeo che doveva essere già recepito e invece non se ne ha alcuna traccia». Si attende l'arrivo di alcuni esponenti della commissione agricoltura che saranno in provincia di Caserta, per valutare da vicino il fenomeno.
 
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