A rischio la bufala mediterranea simbolo della storia, della tradizione e della cultura agroalimentare campana, in particolare casertana e, di conseguenza, la mitica mozzarella con la sua filiera che dà vita a centinaia di aziende casearie e migliaia di addetti. A denunciarlo Confagricoltura Caserta che evidenzia, attraverso il suo presidente Raffaele Puoti, stigmatizza «l'immobilismo e la leggerezza di Enti e Istituzioni di fronte alle malattie sanitarie che stanno decimando intere mandrie di bufale».
«Nel maggio del 2019, - afferma Puoti - la Regione Campania pubblica un Piano straordinario per l'eradicazione delle malattie infettive della bufala mediterranea, predisposto, sostanzialmente, dall'Istituto Zooprofilattico di Portici. Il Piano prevede, come per legge, l'abbattimento degli animali infetti e norme di sicurezza sanitaria e di buona pratica agricola per impedire il contagio senza, però, alcuna concreta azione preventiva.
«La Politica secondo gli allevatori - dovrà decidere se sostenere e investire risorse importanti nel comparto per riqualificare il sistema produttivo lattiero bufalino dell'area della Dop, insostituibile per la produzione della Mozzarella di Bufala Campana Dop». La mozzarella, infatti, è il prodotto che più degli altri concorre alla formazione del PIL agroalimentare della provincia di Caserta e non solo.
«La Mozzarella di Bufala Campana Dop intanto esiste afferma in proposito Puoti - perché esiste il latte proveniente dall'area di produzione della Dop. Analogamente, il latte di bufala ha un valore aggiunto per l'impiego specifico nella produzione della mozzarella. È l'esempio economicamente più valido di filiera integrata che non può avere alcun elemento di debolezza».
Confagricoltura stigmatizza anche i ritardi nei controlli veterinari delle Asl che, a detta degli allevatori, vengono praticati sempre in ritardo rispetto ai tempi dovuti e gli stessi risultati vengono refertati con notevole ritardo, anche 15, 20 giorni rispetto ai 7 giorni previsti a fronte dei 3 necessari. «Sono tutti ritardi e direi anche inadempienze rimarca il presidente Puoti - che favoriscono e determinano lo sviluppo delle malattie all'interno delle mandrie». Insomma, per Confagricoltura, il Piano è risultato inefficace perché le misure previste potevano risultare utili solo nell'ordinarietà, «ma all'aggravarsi della situazione è stato chiaro fin da subito che tali misure non avrebbero contribuito a limitare la circolazione della brucellosi nell'area maggiormente interessata».
Per l'associazione bisogna cambiare modello di relazione tra le istituzioni. Ovviamente senza abbandonare il vaccino: «È necessario definire un piano che metta in sicurezza il giovane bestiame e ponga in atto una sperimentazione che testi anche la potenziale efficacia del vaccino sugli animali adulti. Riteniamo che questo sia indispensabile nelle aree dove la diffusione del batterio non è più contenibile, dove l'attuale immobilismo sta portando alla scomparsa della bufala».
Per Confagricoltura servono anche specifiche risorse per la riqualificazione e l'ammodernamento degli allevamenti. Cosa che, erroneamente, non si mise in campo nel 2008 in analoghe situazioni tanto da avere oggi una situazione in alcune zone incontrollabile.