Esorcismi e abusi, in tribunale i fedeli
pregano per don Barone: «Un santo»

Esorcismi e abusi, in tribunale i fedeli pregano per don Barone: «Un santo»
di Mary Liguori
Mercoledì 20 Giugno 2018, 00:56 - Ultimo agg. 22 Giugno, 14:08
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L’intero gruppo di preghiera di Casapesenna in tribunale per far sentire la propria vicinanza a don Michele Barone. Ma il sacerdote non si è presentato in aula, martedì, in occasione della prima udienza del processo che lo vede imputato per maltrattamenti e lesioni su minore e per violenza sessuale su due ventenni. Coroncine di Medjugorie al collo o strette tra le mani, qualcuna pregava a bassa voce. Una platea insolita per gli ambienti giudiziari quella che ha affollato l’aula 33 del Palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere. Molte le donne, alcune anche molto giovani, visibilmente accigliate per la situazione in cui si ritrova il prete. «È un sant’uomo» i loro commenti. Una di loro è svenuta mentre il pm Alessandro Di Vico elencava le accuse per le quali il sacerdote è alla sbarra e replicava all’istanza del difensore del sacerdote, l’avvocato Carlo Taormina, che ha chiesto che il processo si sposti al Tribunale di Napoli Nord.  
Motivo? La maggior parte dei rituali finiti al centro delle imputazioni sono stati eseguiti nella cappellina di Casapesenna, all’ombra del maestoso tempio «Mia Madonna Mia salvezza» e a pochi passi da quella struttura ibrida oggi oggetto di un’inchiesta in capo ai visitatori apostolici. La Piccola Casetta di Nazareth. Proprio ieri don Barone è stato interrogato dagli ispettori vaticani che conducono l’inchiesta interna alla Chiesa in merto alla vicenda.
Ma la replica del pm, dicevamo. Quando ha preso la parola per opporsi alla richiesta di competenza sollevata da Taormina, alle sue spalle una ragazza si accasciava. Poi è rapidamente rinvenuta ed è stata accompagnata fuori dall’aula. Intanto il processo andava avanti, delineandosi, come prevedibile, un procedimento a cavallo tra la fede, la ragione, il codice penale e anche i confini giudiziari dei tribunali casertani. Per i pm il processo deve restare nelle competenze di Santa Maria in quanto il primo e più grave caso «si è verificato a Maddaloni in casa della ragazzina, nella sua intimità», ha sottolineato il procuratore aggiunto Alessandro Milita.
 
LA TENSIONE
Provata, testa basso, occhi lucidi, la sorella della minorenne al centro dell’inchiesta che ha denunciato tutto e tutti per strappare la 13enne ai rituali esorcistici, è stata per tutto il tempo «schermata» da alcuni amici. Il suo sguardo non si è mai incrociato né con i genitori imputati, né con le tante frequentatrici del tempio di Casapesenna arrivate in massa a S. Maria insieme ai genitori del prete per sostenere il loro leader spirituale. Barone ha preferito rinunciare alla presenza in aula. Peraltro, a fine udienza, il suo avvocato ha appreso che anche l’ultima delle istanze di revoca della misura cautelare è stata respinta. Era stata presentata il 26 aprile. Resta in carcere, dunque, a Vallo della Lucania, il sacerdote dei vip, ma ci sarà un appello al Riesame. In aula era presente solo una delle due vittime maggiorenni. Dopo la costituzione di parte civile il collegio, presieduto da Maria Chiara Francica si è riservato la decisione sulla competenza territoriale. Verrà comunicata nel corso dell’udienza dei primi di luglio. Il collegio ha poi escluso gli operatori televisivi dall’aula ritenendo che il processo non abbia rilevanza sociale e, come prevedibile, ha annunciato che, sebbene il diritto di cronaca sarà garantito, alcune udienze saranno a porte chiuse per tutelare le vittime di reati particolarmente esecrabili. 
 
DENUNCIA-BIS AI GENITORI
Si è poi appreso che la sorella della minorenne che per prima ha denunciato i fatti ha querelato la madre per non meglio precisati messaggi che avrebbe ricevuto in queste settimane. Dai legali della ragazza non è giunta né una conferma né una smentita. Hanno solo chiarito che la giovane intende non dare ulteriore pubblicità alla vicenda per la serenità sua e della sorellina. Un cambio di marcia significativo rispetto all’inizio della storia che, come si ricorderà, è stata raccontata da Le Iene cinque giorni prima degli arresti dello scorso febbraio proprio attraverso la testimonianza della sorella della 13enne. 
Se il sacerdote ha deciso di disertare il tribunale, era invece presente il vicequestore di polizia Luigi Schettino che, fianco a fianco con la moglie, ha assistito alla prima udienza che lo vede imputato per l’accusa di aver cercato di convincere la sorella della vittima a ritirare la denuncia contro il prete e di avere assistito ai violenti esorcismi praticati sulla bimba. È difeso dall’avvocato Carlo De Stavola.
 
INTERROGATO PER ORE DALL’ISPETTORE VATICANO

Ieri, come detto, don Michele Barone si è sottoposto all’interrogatorio da parte del visitatore apostolico che si sta occupando del suo caso in seno al procedimento canonico. Interrogato per ore, fino alle 19 circa, Barone ha motivato le sue azioni e i rapporti con il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, e ha ribadito la sua «assoluta buona fede nella tenuta del rapporto col suo superiore» chiarendo, con l’assistenza dell’avvocato canonista, la sua posizione. Il visitatore apostolico sta ascoltando in queste settimane anche numerose persone che hanno frequentato anche in passato la Piccola Casetta di Nazareth. Tra loro una donna che ha deciso di lasciare la comunità diversi anni fa.
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