La storia degli appalti nel settore delle Ferrovie s'intreccia con la cronaca nera più cruda che fino a un decennio fa era considerata un mucchio di argilla informe. Ma è con la mega-inchiesta sulle gare di appalto, emersa due giorni fa, che la cronaca «congelata» in delitti irrisolti e mai chiariti, viene vivificata con un salto nel passato. Era il 2008 quando Domenico Belardo, 41 anni, venne ucciso nella sua azienda «Italiana Pietre» di Orta di Atella. Per gli inquirenti era considerato vicino al clan Moccia. Avrebbe dovuto sposarsi nella primavera del 2008, Domenico, con la sua compagna, ma i killer arrivarono prima e lo ammazzarono nel gennaio di 14 anni fa nel cortile di via Bugnano a Orta di Atella. Il suo delitto è rimasto un «cold case», uno dei tanti gialli irrisolti dell’area casertana. Ma ieri, un altro Belardo è finito nella rete dei carabinieri: si tratta di Luigi Belardo, 49 anni, l’erede di famiglia di Domenico che ora gestisce la «Italiana Pietre». Luigi è stato, infatti, coinvolto nell’inchiesta della Procura Antimafia.
Indagine che ha portato al sequestro di una villa a Baia Domizia in via dell’Erica (Comune di Cellole) intestata in maniera fittizia - stando alla Dda - a Daniela C., sorella di Caterina, moglie di Dante Apicella, vecchia conoscenza della magistratura e del processo Spartacus I.
Arresti domiciliari, invece, sono scattati per Giancarlo e Vincenzo Diana di Casal di Principe. Ma proprio il legame lavorativo con Dante Apicella avrebbe portato a indagare anche su un’altra azienda, solo sfiorata: si tratta di un’impresa di Grazzanise gestita da Antonio e Pasquale D’Abrosca. Questi ultimi sono finiti nell’inchiesta perché, stando ai pm «i D’Abrosca, Antonio e Pasquale, imprenditori, titolari della Ce.dap. srls di Grazzanise, società attiva nel settore del commercio di materiale edile, consentivano che Dante Apicella - già condannato per associazione per delinquere di stampo camorristico e sottoposto a misure di prevenzione, per prevenire possibili confische (...) affinchè Apicella - continuasse ad esercitare le attività del gruppo Apicella srl, la società di famiglia sottoposta ad interdittiva antimafia dal 24 luglio 2008, mettendo a disposizione uffici, deposito e conti correnti societari, così consentendogli di diventare un socio di fatto ed effettivo dominus dell’impresa». Ipotesi di reato, in ogni caso, da riscontrare.