Camorra, catturato a Capodichino
il braccio destro del boss Zagaria

Camorra, catturato a Capodichino il braccio destro del boss Zagaria
Domenica 20 Ottobre 2019, 07:55 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 09:08
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Ha protetto per anni la latitanza del boss dei Casalesi Michele Zagaria, ospitandolo nel suo appartamento fino alla cattura, coinvolgendo anche moglie e figlia. Poi ha continuato a gestire il tesoro del boss insieme con un fratello, fino a quando i magistrati della Dda partenopea non lo hanno inchiodato con la pesante accusa di associazione camorristica, facendolo arrestare dagli uomini della Dia al suo ritorno da un viaggio in Romania.

Vincenzo Inquieto, 51enne imprenditore casertano, è stato bloccato ieri sera all'aeroporto di Capodichino dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia che gli hanno notificato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli. Per gli inquirenti, Inquieto gestiva in Romania l'impero immobiliare creato per conto di Zagaria dal fratello Nicola Inquieto, arrestato nell'aprile 2018.

La figura di Vincenzo Inquieto quale fedelissimo di Zagaria era emersa il 7 dicembre 2011, quando il boss fu arrestato dalla Polizia di Stato nel covo di via Mascagni a Casapesenna dopo 15 anni di latitanza. L'abitazione dove c'era il bunker nel quale Zagaria si nascondeva era proprio di Inquieto, che fu arrestato come fiancheggiatore; pochi giorni dopo anche la moglie Rosaria Massa fu arrestata per favoreggiamento con l'aggravante mafiosa. Entrambi sono stati condannati.

Inquieto, dopo aver scontato una pena a 4 anni di reclusione, è stato scarcerato il 26 aprile del 2015; di lui parlò il collaboratore di giustizia Generoso Restina, che ha ospitato il boss nel suo appartamento di via Colombo a Casapesenna fino al 2008. Tra Michele Zagaria e la famiglia di Vincenzo Inquieto - raccontò Restina - vi erano «rapporti quasi fraterni». Inquieto, oltre a provvedere alle necessità di Zagaria durante la latitanza, recapitava i pizzini del boss ai fratelli di quest'ultimo, e viceversa; il suo legame con il capoclan gli avrebbe permesso - hanno accertato gli inquirenti - di accaparrarsi negli anni commesse di lavoro pubbliche e private con le sue aziende operanti nel settore edile, idraulico ed elettrico e della distribuzione del gas.

Zagaria si fidava ciecamente di Inquieto e dei fratelli, tanto da affidare loro i suoi guadagni illeciti da investire nel mattone in Romania. Negli anni è così venuto alla luce il coinvolgimento dell'intera famiglia Inquieto negli affari illeciti di Zagaria. Nell'aprile 2018 la Dia arrestò, infatti, i fratelli di Vincenzo, Nicola e Giuseppe Inquieto, sequestrando al primo quattrocento appartamenti a Pitesti, in Romania, per un valore di decine di milioni di euro; per gli inquirenti, il tesoro immobiliare avrebbe rappresentato parte del «tesoro» del boss, creato appunto con i proventi del clan e dello stesso Zagaria.

Nicola Inquieto è stato di recente condannato a 16 anni di carcere ed è tuttora in prigione in Italia poiché in regime di consegna temporanea da parte delle autorità romene. L'altro fratello Giuseppe fu invece assolto; nel 2010 gli uomini della Squadra Mobile di Napoli guidata allora da Vittorio Pisani, fecero irruzione nel suo negozio demolendone una parete perché pensavano nascondesse un bunker con il latitante Zagaria; l'operazione andò a vuoto perché Zagaria non fu trovato, e Giuseppe Inquieto fu anche risarcito per i danni subiti.
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