Il pentimento di Schiavone junior
spacca la famiglia di Sandokan

Il pentimento di Schiavone junior spacca la famiglia di Sandokan
di Mary Liguori
Venerdì 27 Luglio 2018, 10:52 - Ultimo agg. 12:15
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La famiglia Schiavone non esiste più. O meglio, ora di famiglie ce ne sono due. Una è quella che ha seguito Nicola sulla strada del pentimento, l'altra è quella che invece è rimasta arroccata a via Bologna a Casal di Principe. Hanno aderito al programma di protezione la moglie, i figli e la madre di Nicola Schiavone. Clamorosa la scelta di Giuseppina Nappa, la maestra, la moglie di Sandokan, la madre dei suoi sette figli, la stessa donna che, quando dal carcere il boss ormai finito le scrisse di portare via i figli da Casal di Principe si rifiutò perentoriamente di lasciare il paese.

E invece, qualche giorno fa, la Nappa, insieme a una delle due figlie, Angela, ha accettato di aderire al programma di protezione previsto per i familiari dei pentiti. Il marito della figlia, invece, non ha accettato il nuovo status: resterà dove si trova insieme al fratello della moglie, Ivanohe, l'unico che risiede a Casal di Principe. Tensione e netto «no» alla scelta di Nicola anche da parte degli altri fratelli, Carmine ed Emanuele Libero, entrambi detenuti, e Walter Schiavone, confinato a Isernia. Le persone che hanno aderito al programma saranno interrogate nei prossimi giorni.
 
Dall'omicidio di Michele Orsi ai viaggi in Romania di alcune delle donne di famiglia. Dagli investimenti solo in parte scoperti in Emilia Romagna ai legali con i politici. Ci sono grandi aspettative rispetto al pentimento di Schiavone jr, ma è chiaro che la crepa che divide oggi il nucleo familiare di Sandokan può avere gli effetti più diversi sul contenuto degli interrogatori che il neo pentito sosterrà nei 180 giorni di tempo per rivelare al pool antimafia che segue il caso ciò che ci si aspetta possa svelare un esponente di una delle famiglie criminali più influenti della Campania.

Il venerdì precedente l'agguato a Michele Orsi, il killer ormai pentito Oreste Spagnuolo, uno degli assassini del commando di Giuseppe di Setola, annunciò «un bel regalo a Nicola Fucone». La domenica seguente Orsi fu ucciso davanti a un bar sotto casa. Era l'imprenditore dei rifiuti principale antagonista di Nicola Ferraro, detto «o fucone», nella spartizione degli appalti sui rifiuti. Circostanze che sono rimaste lettera morta, sulle quali ,la vedova di Orsi, di recente, ha chiesto che venga fatta luce. Perché, fu spiegato all'epoca, quei dati che provenivano da intercettazioni e da collaboratori di giustizia». In quegli anni, Orsi fu ucciso il primo giugno del 2008, le redini dei Casalesi erano, anche, in mano a Nicola Schiavone. Il giovane boss neo pentito secondo la Dda svolse ruolo di reggente dal 2005 al 2010. E Orsi fu ucciso in pubblica piazza, la sua fu un'esecuzione plateale di quelle che caratterizzarono un periodo scandito da una strategia del terrore che ebbe il suo apice nella strage dei ghanesi a Castel Volturno. Possibile che il commando di Setola entrò in azione senza il nulla osta della cupola? No, se si considera quanto emerse dal pentimento lampo di Massimo Alfiero assassino, tra gli altri, dell'innocente Mimmo Noviello.

Parlò di un summit in cui all'ala stragista dei Casalesi vennero date precise indicazioni. Le sue dichiarazioni, poi ritrattate, conferivano alla follia di Setola una regia ordita dalla cupola. E, in quella cupola, all'epoca, sedeva per conto di Sandokan, Nicola Schiavone.
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