Camorra, Casalesi alla sbarra:
Bidognetti jr pentito, trema il clan

Camorra, Casalesi alla sbarra: Bidognetti jr pentito, trema il clan
di Marilù Musto
Mercoledì 8 Maggio 2019, 12:00
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Per un camorrista che si pente c'è un altro camorrista che viene arrestato. Sembra uno scherzo del destino, ma non lo è perché le coincidenze, a volte, non avvengono mai per caso. E mentre le dichiarazioni di Raffaele Bidognetti conosciuto come «O'Puffo» scompaginano l'assetto del clan dei Casalesi che si stava riorganizzando sul litorale Domizio - e potrebbero suscitare sorprese nella sentenza nei confronti del padre di Raffaele, Francesco, prevista proprio per oggi - ieri pomeriggio si è presentato al carcere di Reggio Emilia, in compagnia del suo legale, un esponente del clan dei Casalesi coinvolto, nel 2008, in un blitz delle forze dell'ordine in cui furono arrestate una trentina di persone gravitanti nei gruppi Bidognetti e Tavoletta-Cantiello.
 
L'uomo, Ernesto Ancona, 42 anni di Casal di Principe si è costituito all'autorità giudiziaria. Deve scontare una pena di un anno e sette mesi «al fresco» per il reato di associazione camorristica, estorsioni e armi. Nel 2003 fu sorpreso insieme ad altri esponenti della camorra a tavolo di un summit, interrotto dalle forze dell'ordine grazie a una presunta soffiata. Furono sequestrate armi ed eseguiti fermi. Cinque anni più tardi, ancora lui fu destinatario di un'ordinanza cautelare insieme a 32 indagati. Ernesto Ancona si era reso irreperibile dopo la sentenza passata in giudicato. Ora, dovrà restare in carcere per un bel po'.

E proprio oggi è prevista, nel tribunale di Napoli nord ad Aversa, la requisitoria finale del pubblico ministero Alessandro D'Alessio, dell'Antimafia di Napoli, nei confronti dell'imputato Francesco Bidognetti detto «Ciccioto e mezzanotte», il capoclan accusato di associazione mafiosa. I verbali del figlio Raffaele potrebbero gettare luce su una serie di episodi ancora rimasti oscuri. Fra le righe dell'ultima deposizione di Bidognetti jr si legge anche dell'evento spartiacque che ha segnato il passaggio dello scettro del capo dal boss Bidognetti, nel 2004 già al 41bis, a Luigi Guida O'Drink, killer dei quartieri napoletani. «Ricordo che l'avvocatessa nominata da mio padre, che saprei riconoscere - ha raccontato Raffaele Bidognetti ai magistrati ad aprile - mi disse che mio padre mi mandava a dire che da quel momento in poi Guida avrebbe dovuto regger il clan. Ricordo che questa imbasciata mi venne data nell'abitazione di Luigi Guida a Pescopagano dove c'era l'avvocatessa e la moglie di Luigi. Fu una notizia importante, in quanto parecchi di noi non sopportavano che il gruppo camorristico fosse retto da un napoletano. Ricordo che fra gli scontenti, oltre a me, c'erano Armando Letizia, Alessandro Cirillo e altri. L'intervento di mio padre però non poteva essere messo in discussione perché lui aveva ancora un ruolo di prestigio nel clan. Quello che interessava a mio padre era che il gruppo andasse avanti e che arrivassero i soldi. A suo dire, le notizie le inviava anche tramite Anna Carrino, soprattutto per questioni economiche».
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