Camorra, la scalata
di Pirolo nel Sud Pontino

L'ex presidente di Confartigianato della provincia di Latina
L'ex presidente di Confartigianato della provincia di Latina
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 10 Febbraio 2022, 13:09 - Ultimo agg. 13:22
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Sembra una maledizione: ogni volta che ci sono di mezzo dei presunti fondi neri, spunta il nome di Pasquale Pirolo. Succede anche stavolta: la polizia di Latina due giorni fa ha confiscato beni, asset societari e rapporti finanziari del valore di 50 milioni di euro all’imprenditore pontino Luciano Iannotta. Non un impresario qualunque: Iannotta è l’ex presidente della Confartigianato provinciale di Latina, 51 anni, arrestato nel 2020 per bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, corruzione, autoriciclaggio, sequestro di persona ed estorsione. Ma cosa c’entra Pirolo?  Per la polizia di Latina sarebbe il gancio che avrebbe accreditato due persone considerate in odore di camorra, Antonio e Gennaro Festa presentate poi a Iannotta. Lo scopo - per la procura di Roma - sarebbe stato quello di «riciclare» denaro sporco dalla malavita napoletana. Sì, perché Antonio Festa viene considerato vicino al clan dei Mariano, capeggiato da Marco Mariano, egemone nella zona dei quartieri spagnoli a Napoli. E poco importa se a Festa e Mariano - qualche anno fa - era stata contestata solo la commercializzazione di 196 orologi di marche di lusso contraffatti, l’unione fra i due uomini di affari non era da sottovalutare. Pasquale Pirolo avrebbe avuto la sua parte di «fermaglio» fra le due mani di Festa e Iannotta.

IL RITRATTO
Imprenditore tuttofare di 73 anni nato a Curti, Pasquale Pirolo ha sicuramente un passato pesante di «confidenza» con Antonio Bardellino. Dopo la detenzione in Spagna del fondatore del clan dei Casalesi, Pirolo fu considerato una sorta di faccendiere vicino al boss. L’impresario di Curti ha anche un tempo mediano: lo si ritrova nel 2011 come presunto investitore vicino ad Alvaro Giardili, romano. Non un uomo qualunque, neppure questo.

Un bigliettino da visita di Giardili fu recuperato dagli inquirenti, infatti, nella tasca del cappotto di Roberto Calvi, presidente del banco Ambrosiano. Calvi (era il 1982) fu trovato impiccato a una corda legata sotto un ponte di Londra. Nel suo taschino, il foglio con il numero di Alvaro Giardili. Pirolo, però, ha anche un presente. E a ricostruirlo è la procura di Roma con l’inchiesta Dirty glass (procedimento incardinato alla Procura di Roma – Dda). Ogni dieci anni, spunta il suo nome e, quasi in contemporanea, vengono a galla banconote, denaro, interessi, imprese.

LE ACCUSE
Nel basso Lazio aveva incontrato Luciano Iannotta che, per gli inquirenti, sapeva muoversi tra mafie e clan rom, politica e servizi deviati: aveva guidato la squadra del Terracina calcio oltre ad aver ricoperto il ruolo di capo della Confartigianato. Pasquale Pirolo viene identificato come «il regista delle operazioni di riciclaggio e reimpiego dei fondi di provenienza delittuosa, avendo agito da mediatore mettendo in contatto i finanziatori, la famiglia Festa, con i riciclatori, Luciano Iannotta e i suoi collaboratori», si legge nel comunicato stampa di ieri. Il provvedimento, disposto dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma alla luce della «pericolosità sociale» di Luciano Iannotta ha portato al sequestro (finalizzato alla confisca) di un’impresa individuale, una fondazione, la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale di 37 compagini societarie (di cui 4 nel Regno Unito e 2 in Moldavia) 119 fabbricati e 58 terreni, 55 veicoli, 1 imbarcazione e 72 rapporti finanziari. E questa, è la sintesi di ciò che è successo due giorni fa. Se sia finita così per sempre, lo sapremo forse alla prossima operazione finanziaria.

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