Diana è vicesindaco a Torre Annunziata:
il ritorno dopo le infondate accuse di camorra

Diana è vicesindaco a Torre Annunziata: il ritorno dopo le infondate accuse di camorra
di Raffaele Perrotta
Venerdì 22 Gennaio 2021, 12:35 - Ultimo agg. 13:28
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«Ho accettato nel nome di Giancarlo Siani, per quel seme di legalità che ha lasciato su questa terra decenni fa». Lorenzo Diana ha sciolto la riserva, nonostante le sue titubanze, la sua lunga riflessione, e ha accolto l’incarico a Torre Annunziata. Sarà il vice del sindaco Vincenzo Ascione e si troverà a lavorare su deleghe che oggi, a quasi un mese dall’arresto del capo dell’ufficio tecnico Nunzio Ariano, trovato con una tangente da 10mila euro, suonano ancora più pesanti. L’ex parlamentare di San Cipriano d’Aversa si occuperà della Gestione dei beni confiscati, di Legalità e sicurezza, di Trasparenza e di Procedimenti anticorruzione. Impossibile, soprattutto nella terra dominata dai clan Gionta e Gallo-Cavalieri, dove maturò l’omicidio del cronista del Mattino, dare un ordine di priorità al lavoro da fare: va portato avanti tutto insieme, con il massimo sforzo, senza tralasciare nulla.

Per Lorenzo Diana è un ritorno sulla scena politica dopo una lunga vicenda giudiziaria dalla quale, dopo molti anni e dopo l’infamante accusa di essere al servizio della camorra casalese, è uscito completamente pulito.

Un calvario che Diana si mette alle spalle, pronto a rimettersi in gioco nella città dove Giancarlo Siani denunciò le collusioni tra politica e clan fino a pagare con la vita. E tra le priorità che attendono il nuovo vicesindaco c’è proprio la riconversione di Palazzo Fienga, l’ex fortino della camorra in un presidio interforze. Un percorso già tracciato e portato avanti con determinazione dal prefetto Marco Valentini, su input diretto del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Dall’altro lato, soprattutto dopo quanto accaduto a fine dicembre, va fatta chiarezza sugli atti firmati fino ad oggi e va assicurata ancora più trasparenza a tutti i percorsi amministrativi. «Se il sindaco ha ritenuto di affidarmi tale responsabilità, in una città per me prestigiosa, è evidente che è ben consapevole di aver fatto una scelta. Sono stato chiamato perchè si è manifestato un problema che ha anche portato all’azzeramento della giunta», esordisce così Diana, che ripercorre la sua storia politica, fatta di oltre tre decenni di impegno nelle amministrazioni locali (il «soldato al servizio dei sindaci» si è definito), dei quattro mandati alla Provincia e del suo lavoro in Parlamento, a capo anche della commissione antimafia. Promette che farà «tutto il possibile», sapendo che non possono esserci salvatori della patria. «Ve lo dice uno che ha sofferto molto perché, dopo aver dato l’anima per la mia e avendola anche conquistata dopo un ventennio buio di dominio della camorra anche nell’amministrazione comunale, i cittadini si sono affidati a un sindaco arrestato per collusione con la camorra». 

Diana pone in secondo piano la sua vicenda giudiziaria e il commento sulla magistratura a cui, secondo l’ex parlamentare, «spetta il controllo di legge sugli operati e sulle ipotesi di eventuali reati e perseguirli, ma non di divenire un presunto tribunale morale. Del resto le vicende Palamara ce ne danno conferma. Ho lottato per un’intera vita per la magistratura e per la giustizia, ma altrettanto mi batto per la riforma della giustizia, che così com’è non funziona, è lentissima, non riesce a colpire adeguatamente i colpevoli, crea spesso problemi anche agli innocenti».

Poi di nuovo tra le vicende torresi, sulla trasparenza degli atti e soprattutto degli appalti, nodo cruciale. «Bisogna innalzare la guardia, utilizzando gli strumenti legislativi a disposizione». 

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