Le rivelazioni del pentito Bidognetti:
​«Ecco gli avvocati al soldo dei clan»

Le rivelazioni del pentito Bidognetti: «Ecco gli avvocati al soldo dei clan»
di Marilù Musto
Domenica 5 Maggio 2019, 15:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 17:46
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Voleva restare in silenzio per il resto della sua vita. Come il padre Francesco, come il fratello Aniello. Ma poi ha cambiato idea. Raffaele Bidognetti sa bene che, ora, non si scherza. Il suo passo verso il pentimento non è come quello di Anna Carrino, l'ex compagna del padre.

In effetti, che a «tradire» fosse stata la donna che aveva tanto amato, il boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, poteva pure accettarlo: le donne vanno e vengono. E lui, per anni, aveva tradito Anna con Angela Barra, che pure aveva iniziato a collaborare con la giustizia dopo i primi guai con la giustizia. Ma ora è la volta di Raffaele, sangue del suo sangue, il secondogenito cresciuto a pane e camorra fra Casal di Principe e Parete, dove a soli 19 anni uccise un medico per non aver curato bene la madre da un tumore, a suo dire. Un boss sfortunato, Francesco Bidognetti Cicciotto e mezzanotte: ogni volta che si gira c'è chi lo accoltella alle spalle. E di donne ama ancora circondarsi. Almeno secondo quanto dice suo figlio. Come quell'avvocato donna indicata da Luigi Guida o' drink e nominata proprio da lui come sua legale fra il 2003 e 2004.
 
Il nome della toga rispunta, questa volta in uno dei primissimi verbali di Raffaele O' Puffo, pioniere del pentimento nella famiglia Bidognetti, il secondo figlio di un capoclan, dopo Nicola Schiavone, che rinnega i Casalesi. E il nome dell'avvocato, ora, è fra i dieci che i magistrati della procura Antimafia di Napoli hanno elencato valutando la possibilità di cominciare a indagare su un nuovo fronte, svelato da Raffaele Bidognetti, casalese di nascita ma paretano di adozione.

Nei verbali si parla di una lite scoppiata fra Michele Zagaria e Francesco Bidognetti nel 2000 e di un incontro a San Cipriano d'Aversa fra l'ex primula rossa di Casapesenna e il figlio del capoclan per ripianare lo scontro. E qui ricompare il nome dell'avvocato Carmine D'Aniello, già condannato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere per la vicinanza al clan. La scelta di Raffaele Bidognetti di collaborare con la giustizia nasce dalla necessità di chiudere con il passato, dopo oltre dieci anni di carcere duro. E, poi, dalla speranza di evitare un destino rio ai figli e alla famiglia. Solo tre anni fa, la procura di Napoli indagò anche la moglie di Raffaele Bidognetti, Orietta Verso. E in carcere finì anche la sorella, Katia Bidognetti, figlia di secondo letto del padre e di Anna Carrino. E pensare che 11 anni fa la Carrino ci aveva visto giusto scegliendo di collaborare: scelse di stare dalla parte dello Stato, fece un appello ai suoi tre figli, nati da una relazione durata oltre 20 anni con il boss, durante un'intervista televisiva: «Katia, Teresa, Gianluca, allontanatevi da quel mondo», disse. Qualche anno dopo, le sue figlie sono state arrestate e processate.
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