Campetti della Reggia di Caserta:
è il trionfo del degrado

Campetti della Reggia di Caserta: è il trionfo del degrado
di Luisa Conte
Venerdì 4 Marzo 2022, 08:18
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Piazza Carlo di Borbone, la piazza della Reggia, uno dei monumenti del Paese più noti e visitati da turisti di ogni provenienza, luogo di arte e cultura, spazio antistante il Palazzo Reale, Patrimonio dell'Umanità Unesco. Zona organizzata e strutturata per ospitare chiunque voglia ammirare la bellezza e vivere momenti di svago in una giornata di sole. Biglietto da visita di una città, Caserta, che proprio non riesce a valorizzare la sua ricchezza. Sì, perché i «campetti» così vengono chiamati i giardini in piazza sono in condizioni pessime. Le aiuole rinsecchite, a tratti svuotate e di certo non curate.

Bottiglie sparse lungo i percorsi in muratura e sugli spiazzali d'erba simbolo delle serate goliardiche di giovani che poi non hanno alcun interesse nel ripulire. Mascherine quelle che ormai siamo abituati ad indossare e a cambiare a seconda dell'abito e della circostanza da circa due anni - disseminate lungo tutta l'area.

Cartacce, buste e rifiuti di vario genere gettati qua e là, fuori e dentro i giardinetti, alcune «nascoste» sotto le siepi come a cercare di camuffare i resti di un pic-nic o semplicemente di una pizza e birra consumati in allegria sul prato verde. E le stradine, quelle interne ai giardini, usurate dal tempo, con le griglie di ferro in bella vista e disconnesse, giusto per rendere il percorso più agevole a chi le attraversa in carrozzina - che sia una mamma o un papà col bebè o un diversamente abile o su due ruote. Certo, non un bel vedere: eppure quell'area è parte integrate della struttura vanvitelliana, è un continuum con quell'imponente monumento che nell'immaginario collettivo rappresenta l'intera Terra di Lavoro, è l'entrée del capoluogo della provincia. Ed è abbandonato.


E poco importa se la gestione dell'area è di diretta competenza del Comune o è stata affidata ad un ente privato. Fatto sta che non sembra decoroso il modo in cui è mantenuta. La colpa è anche di chi quell'area la sporca, del cittadino che poco si cura del suo territorio e che è sempre pronto a puntare il dito contro chi non fa, contro chi è responsabile del degrado e dell'abbandono senza guardare al suo di operato.

Ma intanto, tra chi delinque e chi omette di controllare e di ricorrere ai ripari, a soffrire è la città. Sì, perché i giardini di piazza Carlo di Borbone non sono un esempio isolato. Poco più in là, sul marciapiedi che costeggia il parcheggio Pollio fa bella mostra di sé un pezzo di dissuasore rotto, di quelli posizionati all'interno dell'area parcheggio per delimitare alcune entrate. E di fronte, davanti alla Flora, la fontana che zampillava da un lato in modo continuo la scorsa settimana, ora è asciutta, addobbata con un cappellino fatto con una busta di plastica. Piccoli esempi di ordinaria mala gestione, piccoli esempi che denotano una grande insensibilità verso la cura del verde e del territorio, che incidono soprattutto perché non isolati e reiterati sulla cattiva amministrazione dei beni comuni.

Poi ci si mettono la voragine aperta in via Mazzocchi a causa di problemi fognari, transennata e non ancora aggiustata, gli avvallamenti lungo i marciapiedi con marmi rotti soprattutto lungo le discese per disabili, gli alberi in viale Trieste «illegali» e pericolosi per i pedoni, le buche che continuano ad aumentare, la cattiva manutenzione del teatro comunale, solo per dirne alcune, ed è normale che il centro di Caserta centro commerciale e sociale della città diventa la cartolina da non spedire, da dimenticare. Se a questo si aggiungono lo stato di degrado del Parco Maria Carolina e dell'ex Canapificio, possiamo dire che per chi fa il suo «ingresso» a Caserta il «panorama» non è dei migliori.
 

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