Nessun ricorso contro la partita diventata un caso. Casertana-Viterbese s’è chiusa sull’erba sintetica del Pinto domenica sera alle 20.19 con quei tre gol inflitti ai falchi decimati dal covid e indeboliti da squalifiche e infortuni. Il club di corso Trieste ha polemizzato energicamente contro la società laziale e contro la Lega, ma non ha inteso incaricare i propri legali per giocarsi la carta di un ricorso alla luce della positività, poi certificata a fine gara, di tre dei sei uomini mandati in campo. Lo 0-3 è stato vidimato non essendo pervenuto alcun preavviso di reclamo prima del comunicato del giudice sportivo della Lega Pro. La Casertana, quindi, ha rinunciato a intraprendere iniziative volte a cancellare l’ormai arcinota partita del Pinto che ha dovuto disputare in nove contro la Viterbese, con tre uomini febbricitanti poi tutti risultati positivi al virus, e che ha perso con un inevitabile passivo drammatico, lo stesso che sarebbe stato inflitto alla squadra di Guidi se avesse rinunciato a disputare l’incontro. Ma se sotto il profilo «sportivo» la vicenda è ormai sepolta sotto una pietra seppur indigesta, sotto quello penale i fatti del Pinto sono tutti da chiarire. Da ieri è ufficialmente aperta l’inchiesta per epidemia colposa. Indagano i pm di Santa Maria Capua Vetere, coordinati dal procuratore Maria Antonietta Troncone, che hanno delegato la Digos di Caserta, diretta da Vincenzo Vitale, per le indagini.
La polizia ha acquisito immediatamente dopo la partita i documenti sanitari prodotti dalla Casertana e dall’Asl.
L’inchiesta andrà a scandagliare ogni singolo aspetto di questa controversa vicenda che crea un precedente potenzialmente pericolosissimo per il campionato italiano. Chi avrebbe dovuto impedire ai tre atleti «influenzati» di scendere in campo? E loro, i tre giocatori, sono incolpevoli perché hanno solo eseguito le direttive del proprio datore di lavoro, cioè la Casertana, o hanno delle responsabilità perché, come è ovvio, avevano facoltà di rifiutarsi? E il medico della società ha effettivamente «certificato» la temperatura alta dei tre giocatori? E, se lo ha fatto, perché non ha espresso parere sfavorevole al loro impiego in campo? Quanto all’Asl, assodato che era innegabilmente in atto un focolaio covid con 15 positivi esclusi i febbricitanti, avrebbe potuto sconsigliare la disputa della partita e quindi indurre la Lega a disporre il rinvio? Anche il sindaco di Caserta, oltretutto, era al corrente della situazione visto che Carlo Marino ha commentato i fatti del Pinto subito dopo il triplice fischio finale dichiarando d’aver chiesto, nel travagliato pre partita, all’autorità sanitaria di intervenire per evitare che la gara si giocasse. Tanti dunque avrebbero potuto decidere, ma non lo hanno fatto. E ora i pm lavorano per capire se ci sono state responsabilità tali da essere perseguite sotto il profilo penale.