Casertana-Viterbese, calciatori e medici
sotto accusa: «In campo col virus è reato»

Casertana-Viterbese, calciatori e medici sotto accusa: «In campo col virus è reato»
di Mary Liguori
Giovedì 24 Dicembre 2020, 09:45 - Ultimo agg. 12:39
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Nessun ricorso contro la partita diventata un caso. Casertana-Viterbese s’è chiusa sull’erba sintetica del Pinto domenica sera alle 20.19 con quei tre gol inflitti ai falchi decimati dal covid e indeboliti da squalifiche e infortuni. Il club di corso Trieste ha polemizzato energicamente contro la società laziale e contro la Lega, ma non ha inteso incaricare i propri legali per giocarsi la carta di un ricorso alla luce della positività, poi certificata a fine gara, di tre dei sei uomini mandati in campo. Lo 0-3 è stato vidimato non essendo pervenuto alcun preavviso di reclamo prima del comunicato del giudice sportivo della Lega Pro. La Casertana, quindi, ha rinunciato a intraprendere iniziative volte a cancellare l’ormai arcinota partita del Pinto che ha dovuto disputare in nove contro la Viterbese, con tre uomini febbricitanti poi tutti risultati positivi al virus, e che ha perso con un inevitabile passivo drammatico, lo stesso che sarebbe stato inflitto alla squadra di Guidi se avesse rinunciato a disputare l’incontro. Ma se sotto il profilo «sportivo» la vicenda è ormai sepolta sotto una pietra seppur indigesta, sotto quello penale i fatti del Pinto sono tutti da chiarire. Da ieri è ufficialmente aperta l’inchiesta per epidemia colposa. Indagano i pm di Santa Maria Capua Vetere, coordinati dal procuratore Maria Antonietta Troncone, che hanno delegato la Digos di Caserta, diretta da Vincenzo Vitale, per le indagini. 


 
La polizia ha acquisito immediatamente dopo la partita i documenti sanitari prodotti dalla Casertana e dall’Asl.

Al fischio d’inizio erano positivi al covid 15 calciatori e un componente dello staff. I convocabili erano però solo 9 dal momento che la formazione era già stata flagellata da una serie di infortuni e squalifiche. Non essendoci un accordo con la società avversaria per un rinvio, e con la Lega che ha deciso di applicare alla lettera i protocolli frutto degli accordi tra federazione e ministero, il club di Giuseppe D’Agostino ha deciso di presentarsi comunque in campo. E lo ha fatto nonostante, come la stessa società ha fatto sapere «tre calciatori erano febbricitanti». «Eravamo in nove e in più tre calciatori erano con la febbre e abbiamo ritenuto opportuno sottoporli a tampone. Eravamo in attesa dell’esito, ma ci hanno costretto a scendere in campo prima», le parole del patron. Per la cronaca, i tre sono poi a loro volta risultati affetti da covid. E, com’è ovvio, la Casertana avrebbe potuto rinunciare alla partita. È su questo aspetto, a quanto pare, che la Procura sta conducendo le verifiche. Perché, come è noto, se a un cittadino febbricitante è vietato entrare in un qualsiasi esercizio pubblico ed è sconsigliato uscire addirittura di casa, a tre calciatore che si presentavano con temperatura alta è stato consentito disputare un incontro di calcio. Il fascicolo al momento contro ignoti, andrà a chiarire il ruolo svolto dalla Asl, presente al Pinto, il ruolo svolto dal medico della società, ma anche le responsabilità individuali dei tre giocatori che, volenti o nolenti, sono scesi sul rettangolo di gioco a quanto pare consapevoli di poter avere il covid. 

L’inchiesta andrà a scandagliare ogni singolo aspetto di questa controversa vicenda che crea un precedente potenzialmente pericolosissimo per il campionato italiano. Chi avrebbe dovuto impedire ai tre atleti «influenzati» di scendere in campo? E loro, i tre giocatori, sono incolpevoli perché hanno solo eseguito le direttive del proprio datore di lavoro, cioè la Casertana, o hanno delle responsabilità perché, come è ovvio, avevano facoltà di rifiutarsi? E il medico della società ha effettivamente «certificato» la temperatura alta dei tre giocatori? E, se lo ha fatto, perché non ha espresso parere sfavorevole al loro impiego in campo? Quanto all’Asl, assodato che era innegabilmente in atto un focolaio covid con 15 positivi esclusi i febbricitanti, avrebbe potuto sconsigliare la disputa della partita e quindi indurre la Lega a disporre il rinvio? Anche il sindaco di Caserta, oltretutto, era al corrente della situazione visto che Carlo Marino ha commentato i fatti del Pinto subito dopo il triplice fischio finale dichiarando d’aver chiesto, nel travagliato pre partita, all’autorità sanitaria di intervenire per evitare che la gara si giocasse. Tanti dunque avrebbero potuto decidere, ma non lo hanno fatto. E ora i pm lavorano per capire se ci sono state responsabilità tali da essere perseguite sotto il profilo penale.

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