Carabiniere morto mentre inseguiva un ladro, la vedova: «Ora vivo per le mie figlie»

Matilde in prima fila alla festa dei carabinieri a San Leucio

Il carabiniere morto nel 2018
Il carabiniere morto nel 2018
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 6 Giugno 2023, 16:02 - Ultimo agg. 7 Giugno, 18:40
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«Quella sera mi disse che stava per scoprire il nuovo capo di una banda di ladri, mi spiegò che stava per fare un’operazione importante. Erano le sette meno un quarto di sera. Un’ora e mezza dopo sentii suonare il campanello di casa, io stavo giocando sul tappetino con mia figlia piccola, avevo il televisore acceso e nei titoli di coda scorreva la notizia della morte di un carabiniere a Caserta. Mi affacciai alla finestra, ma quando vidi il comandante davanti al mio cancello capii che era successo qualcosa».

Matilde Grasso Reali è una donna tenace e come tutte le donne forti non piange, ma racconta. «D’altra parte, chi è moglie o marito di un carabiniere lo sa - dice - mette in conto che la persona che ami non tornerà la sera a cena, che lavorerà anche 24 ore al giorno se le indagini lo richiedono.

Mette in conto persino che potrebbe succedere qualcosa di brutto. Perché loro, i carabinieri, sposano prima la divisa e poi noi».

Matilde è la vedova del vice brigadiere dell’Arma Emanuele Reali, insignito di Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria. Il vice brigadiere fu investito e ucciso da un treno a Caserta, il 6 novembre del 2018, mentre inseguiva un ladro che aveva appena messo a segno un colpo. Stava svolgendo il suo lavoro con passione, come sempre. Morendo, ha lasciato una moglie che lo amava tantissimo e due figlie di 4 anni e 15 mesi.

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Oggi, le bambine sono cresciute. «La più piccola che ora ha cinque anni parla del padre come se fosse ancora vivo - continua Matilde - l’altro giorno, ad esempio, la sua insegnante mi ha raccontato che ha detto a degli amichetti che la infastidivano: vi faccio arrestare dal mio papà». Matilde accenna a un sorriso. Non lo ha mai perso in questi anni. Per forza. Lo deve alle sue figlie. Ricorda tutto degli attimi precedenti alla tragedia. Emanuele era uscito alle tre di notte. «Ogni mattina ci salutavamo, ma quella mattina lui uscì prestissimo per andare a lavoro e non mi svegliò, poi mi scrisse che siccome avevo fatto tardi la sera prima per stirargli delle camicie mi aveva lasciata dormire. La sera era ancora al lavoro - racconta - gli dissi che l’avrei aspettato».

Emanuele ha sacrificato la sua vita in nome della sicurezza dei cittadini. Un anno fa, la prima figlia che adesso ha otto anni, si mise sull’attenti nell’attimo in cui iniziò l’inno d’Italia, segno che la strada indicata dal padre è ancora viva in lei. «Quando è stato ucciso un altro carabiniere, Mario Cerciello Rega il 26 luglio del 2019 a Roma, mia figlia, vedendo la foto di quel giovane in televisione mi disse: mamma, guarda, è papà. Sì, Emanuele e Mario si somigliavano. Lo stesso destino li ha uniti». Matilde vive per ciò che rappresenta Emanuele oggi, un eroe, un cittadino, un militare dell’Arma. Ma cosa è davvero l’amore quando non c’è presenza? «A volte alzo gli occhi al cielo oppure guardo le mie bambine che mi sembrano delle stelle. Loro sono certezza, un punto fisso, ma sono anche rifugio nei ricordi. Una tale costellazione è Emanuele per me».
 

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