Il delitto di Suio: «Il carabiniere killer voleva colpire la donna»

L'ordinanza cautelare: Molinaro resta in carcere

I protagonisti del delitto di Suio Terme
I protagonisti del delitto di Suio Terme
di Biagio Salvati
Mercoledì 29 Marzo 2023, 09:03
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L'appuntato scelto dell'Arma, Giuseppe Molinaro, 56 anni, di Teano, autore lo scorso 7 marzo del delitto di Giovanni Fidaleo, 66 anni, direttore di un albergo a Suio Terme - Castelforte (Latina) suo «rivale» nella «liason» passionale con Miriam Mignano, 30 anni, ferita dallo stesso carabiniere, aveva già maturato l' intenzione di uccidere la donna un mese prima. È uno dei dettagli che emerge dall'ordinanza cautelare firmata dal gip Alessandra Casinelli del tribunale di Cassino, dove si ripercorre la vicenda e che sarà oggetto di valutazione del Tribunale del Riesame di Roma che ha fissato l'udienza per il 3 aprile. Gli avvocati Gianpiero Guarriello e Paolo Maria Di Napoli hanno infatti chiesto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico per il loro assistito detenuto presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.


Nel provvedimento cautelare confluiscono le dichiarazioni dello stesso carabiniere e quelle della sua psicologa, alla quale consegnò l'arma di ordinanza dopo aver commesso il delitto, ed alla quale avrebbe anche prospettato l'idea di uccidere la Mignani. Circostanza considerata, però, come un momento di rabbia momentaneo. Quello che è certo, è la delusione del carabiniere in fase di separazione con la moglie dopo la decisione della Mignano di troncare ogni rapporto con lui. Molinaro, dunque, sapendo anche della relazione della donna con il direttore dell'albergo, si sarebbe trasformato in una sorta di stalker, ossessionato da quella donna che in più circostanze avrebbe anche pedinato per verificare i suoi spostamenti.

La Mignano, infatti, per evitare altri contatti con il militare, aveva anche cambiato numero di telefono.

 

Per il gip Alessandra Casinelli, le condotte di Molinaro dimostrano il proposito omicida che fortemente animava il militare e quindi il suo impulso ad uccidere scatenato dalla relazione della donna con il suo «rivale». Intanto, dopo le dimissioni dall'ospedale Gemelli della Capitale, la donna ferita, vittima e unica teste oculare è stata nuovamente interrogata dagli investigatori per ulteriori chiarimenti sulla dinamica. Anche questa volta non sono del tutto noti i dettagli dell'interrogatorio, chiaramente coperto dal riserbo istruttorio, ma sarà rilevante ai fini del futuro processo se quanto dichiarato dalla Mignano collimerà con la versione del carabiniere, mostratosi collaborativo e reo confesso appena dopo il delitto.
L'ex militare originario della frazione di Pugliano di Teano, in servizio da meno di un anno alla stazione carabinieri di Carinola, al gip, durante l'interrogatorio, aveva ripetuto che non era sua intenzione uccidere il direttore anzi, avrebbe tentato per due volte di togliersi la vita con quella stessa pistola d'ordinanza con la quale uccise Fidaleo e ferì la Mignano. L'appuntato aveva sparato in rapida successione sette colpi, di cui quattro andati a segno, utilizzando la pistola d'ordinanza.


Il direttore fu ucciso mentre si trovava dietro la porta d'ingresso dell'albergo dove tentò di armarsi di una spranga di alluminio. I colpi esplosi da Molinari attraversarono la vetrata e colpirono il direttore ferendo anche la donna al seno e all'addome. Molinaro era regolarmente in possesso della pistola d'ordinanza, in quanto la sua attuale convalescenza era legata a una patologia che non prevedeva assolutamente il ritiro dell'arma. Quell'arma d'ordinanza, usata per il delitto che Molinaro, però, si preoccupò di consegnare alla sua psicologa privata, poco prima di costituirsi. Fu in quel momento che si venne a conoscenza del prosieguo di un percorso psicologico ancora in atto che il militare non ha mai comunicato ufficialmente all'Arma dei Carabinieri.

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