Carcere di Santa Maria Capua Vetere,
verso il maxiprocesso per i pestaggi

Carcere di Santa Maria Capua Vetere, verso il maxiprocesso per i pestaggi
di Marilù Musto
Lunedì 15 Novembre 2021, 11:00
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Il «metodo Poggioreale» applicato nel carcere «Uccella» non resterà solo un ricordo. Sarà portato in tribunale il 15 dicembre alle ore 9.30, nell'aula bunker della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Pasquale D'Angelo, ha fissato a dicembre l'udienza preliminare. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di chi ordinò la «mattanza» nel carcere di Santa Maria. E anche di chi eseguì la rappresaglia. 

Nel posto dove è stato celebrato il maxiprocesso Spartacus alla camorra dei Casalesi, ora siederanno 108 indagati che rappresentano lo Stato, accusati di violenze sui detenuti: funzionari dell'amministrazione penitenziaria - come il provveditore Antonio Fullone - gli agenti della Penitenziaria, quasi tutti in servizio nel carcere sammaritano e poliziotti di altri reparti.

Tutti, ebbero un ruolo - per l'accusa - il 6 aprile 2020 nella distribuzione di manganellate e umiliazioni a reclusi inermi. 

La chiusura delle indagini ha portato alla divisione dell'inchiesta in due filoni: da un lato, ci sono gli oltre cento indagati, dall'altro le posizioni di 12 indagati che la Procura ha stralciato in vista di una possibile archiviazione. Si tratta di persone che hanno dimostrato di trovarsi altrove, quel giorno. Tra i vertici dell'amministrazione, oltre a Fullone, in tribunale compariranno Salvatore Mezzarano, ispettore coordinatore del Reparto Nilo; Pasquale Colucci, comandante del nucleo operativo traduzioni e piantonamenti del centro penitenziario di Secondigliano e comandante del gruppo di «supporto agli interventi»; Tiziana Perillo, comandante del nucleo operativo traduzioni e piantonamenti di Avellino; Nunzia Di Donato, comandante del nucleo operativo traduzioni e piantonamenti di Santa Maria Capua Vetere e Anna Rita Costanzo, commissario capo responsabile del reparto Nilo.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha notificato la fissazione dell'udienza di dicembre solo ad alcuni indagati, molti liberi, mentre è in corso la notifica per gli altri. Il giudice per le indagini preliminari ha nelle sue mani la sorte dei 108 indagati. Si dovrà decidere se affronteranno un processo oppure no. L'intento dell'accusa è che nessun reato cada in prescrizione. E così, la Procura - il procuratore aggiunto Alessandro Milita e i sostituti Maria Alessandra Pinto e Daniela Pannone - corre spedita verso l'udienza il prima possibile. 

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In questi mesi, i vari dirigenti hanno spiegato come l'ordine di usare la forza sia stato emanato dall'alto. E a testimoniarlo ci sono due intercettazioni di messaggi inoltrati a ridosso della rappresaglia. Il primo è un messaggio inviato da Fullone alla vice direttrice del carcere, Mariella Parente: «Mariella, scusami, la situazione non si sblocca e allora l'unica scelta è quella di usare la forza». Il secondo vede protagonista anche una volta il provveditore che riferisce al reggente del Dap, Francesco Basentini: «Ho spostato cento uomini su Santa Maria per sostegno». Fatto sta, che quel pomeriggio di aprile, i poliziotti si dispongono in maniera da formare un corridoio umano «tutte le volte che i detenuti si apprestano a transitare e cominciano a picchiarli con estrema violenza - scrive il gip che firma il provvedimento - giungendo in alcuni casi ad accanirsi su di loro sebbene siano inermi al suolo». Ci vorranno tre mesi prima che l'indignazione scuota le coscienze, quando le immagini dei 292 detenuti del reparto Nilo - che vengono fatti uscire dalle celle, picchiati e umiliati e poi messi in isolamento nel reparto Danubio senza cibo, coperte e cure - vengono diffuse. Si costituiranno parte civile le associazioni Antigone, Reclusi e il Garante dei detenuti. Fra gli indagati ci sono Gennaro Loffreda, Gaetano Manganelli, Alessandro Biondi, Raffaele Piccolo, Angelo Iadicicco, Pasquale De Filippo, Fabio Ascione, Oreste Salerno, Felice Savastano, Rosario Merola e Raffaele Piccolo.

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