Annunciano i lavori al carcere
e dimenticano i giudici di sorveglianza

Annunciano i lavori al carcere e dimenticano i giudici di sorveglianza
di Mary Liguori
Domenica 11 Aprile 2021, 10:47
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Quando mercoledì gli operai hanno inscenato l'avvio del primo scavo per la realizzazione della rete idrica del carcere, la trivella non è partita neanche al terzo tentativo. Poco male, perché il punto scelto per la simbolica posa della prima pietra della conduttura che collegherà l'impianto del penitenziario al sistema comunale non è quello in cui saranno veramente collocate le tubature che saranno, invece, messe a dimora a circa 300 metri di distanza. Ai tre tentativi andati a vuoto erano presenti il sindaco Mirra, il prefetto Ruberto e il presidente del tribunale, Casella, oltre al direttore del carcere, Palmieri. Poco prima, al breafing inaugurale a Palazzo San Carlo, c'erano anche il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola, e il procuratore Maria Antonietta Troncone.

Non c'era invece alcuna rappresentanza dell'ufficio che ha firmato le ordinanze che riconoscono ai detenuti i ristori dovuti per il trattamento inumano subito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per la carenza di acqua.

Assenti, a quanto pare giustificati, i magistrati del tribunale di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere che l'invito alla cerimonia non l'hanno ricevuto. Non indugiano sulle ragioni, anzi bypassano la domanda, tuttavia precisano che non aver presenziato alla giornata che segna un passo storico per il penitenziario casertano, dove la carenza idrica è un tema che si trascina sin dall'apertura, cinque lunghi lustri, ma precisano che la loro assenza non è stata voluta. È quanto dicono il coordinatore dell'ufficio, Marco Puglia, e la collega Filomena Capasso.

«Naturalmente non ci siamo presentati non per disinteresse a una questione alla quale ci siamo dedicati con tantissima attenzione per anni, ma perché non invitati. Il motivo? Forse una svista, una disattenzione. Sta di fatto che la carenza idrica è un disservizio che si è tradotto in violazione dei diritti fondamentali dei detenuti come da noi evidenziato con gli strumenti a nostra disposizione, vale a dire provvedimenti di condanna formali», dice Capasso. Insomma, tra gli addetti ai lavori, l'assenza dei magistrati di sorveglianza ha fatto scalpore tanto da essere interpretato da qualcuno come un gesto di disinteresse.


«SPERIAMO SIA VERA SVOLTA»
«Abbiamo appreso dell'inaugurazione tramite la stampa», dice Marco Puglia. «Siamo rimasti sorpresi, abbiamo sempre lavorato con uno spirito di collaborazione, tuttavia non ce ne siamo più di tanto crucciati perché tali disservizi sono situazioni da noi ampiamente approfondite nel tempo. Voglio precisare - aggiunge - che seppur fossimo stati invitati, una riflessione l'avremmo fatta: l'annuncio dell'avvio dei lavori è un piccolo e impercettibile passo dopo anni di inerzia». «L'augurio è che alla cerimonia seguano lavori celeri e una rapida risoluzione di una carenza che ha avuto ripercussioni sulla vita dei detenuti, ma anche degli operatori del carcere». «Basti pensare - spiega Filomena Capasso - che nel periodo estivo tocca emungere l'acqua da pozzi artesiani la cui potabilità non è certa, tant'è che ogni detenuto viene fornito ogni giorno di due litri di acqua minerale».


LE CONDANNE
Ed è un disservizio che si riverbera anche sul carico di lavoro del tribunale di sorveglianza, visto che continuano legittimamente ad arrivare istanze di ristoro e reclami. Istanze che hanno portato a condanne per l'amministrazione e a «sconti» di un giorno di detenzione per ogni dieci vissuti in condizioni inumane e degradanti e in indennizzi di 8 euro al giorno per ricorrenti intanto scarcerati. Proprio Capasso ha firmato diversi provvedimenti di questo tipo, che inglobano - un unicum in Italia - la carenza idrica tra i motivi delle condizioni di inumanità. Sulla questione si sono espressi poi anche i tribunali di sorveglianza di Venezia e Napoli e la Corte di Cassazione, tra gli altri, con analoghe sentenze di condanna. Tramite i Radicali, fu anche decisa una azione giudiziaria contro il Ministero che molti detenuti presentarono al Giudice di Pace, chiedendo danni esistenziali e biologici causati dalle condizioni carcerarie ma anche, per esempio, dai miasmi maleodoranti provocati dal vicino impianto Stir. D'altronde, l'Italia, a seguito alla sentenza Torreggiani, alle condizioni ritenute inumane dei detenuti ha visto aggiungersi ai criteri imposti dalla giurisprudenza europea attinenti lo spazio vitale della cella, altri parametri decisi dalla Cassazione che ha inserito gli aspetti relativi ai servizi: se essi sono stati carenti per tutta la durata della detenzione il ricorrente ha diritto al ristoro. Questo tipo di reclamo esiste da cinque anni e già decine sono i detenuti transitati per Santa Maria Capua Vetere che hanno presentato istanze in tal senso.

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