Carceri, doppia rivolta: Santa Maria
e Aversa ora sorvegliate «speciali»

Carceri, doppia rivolta: Santa Maria e Aversa ora sorvegliate «speciali»
di Mary Liguori
Martedì 10 Marzo 2020, 16:15
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Il tam tam è andato avanti per ore sulle chat whatsapp dei parenti dei detenuti. Nella domenica delle rivolte dentro e fuori i penitenziari, quando all’emergenza Coronavirus si è aggiunto l’allarme guerriglia nelle carceri, i familiari dei detenuti hanno creato una sorta di rete tanto da darsi appuntamento fuori dagli istituti di pena proprio mentre all’interno gruppi più o meno nutriti di detenuti davano vita a proteste con tanto di barricate sui tetti. Ieri è stata la volta di Santa Maria Capua Vetere nel primo pomeriggio e a tarda sera disordini al Savorito di Aversa, carcere «a basso impatto» con detenuti tra piccole condanne e fine pena. Contemporaneamente, 50 persone devastavano un'intera sezione della casa circondariale di Isernia dove, solo dopo delicate trattative con il procuratore Carlo Fucci, la situazione è tornata alla normalità.

Ma torniamo al Casertano e in particolare a Santa Maria Capua Vetere. Ieri non era giorno di visita (i colloqui si tengono di martedì, mercoledì, giovedì e venerdì), ma davanti ai cancelli del penitenziariosi sono riuniti i parenti dei detenuti. Poco prima, 15 uomini si erano asserragliati sul tetto in forma di «solidarietà» agli altri detenuti in protesta in Italia e reclamando una serie di diritti.

«Visto quello che stava accadendo in altri penitenziari, ci siamo precipitati qui fuori per capire come stanno i nostri congiunti», ha detto una delle donne assiepate nel parcheggio dell’istituto di pena, munita di mascherina. Va detto che i familiari dei detenuti hanno avuto, a Santa Maria Capua Vetere a differenza di quanto accaduto a Napoli, un comportamento assolutamente rispettoso e che si sono limitati ad aspettare informazioni su quanto stesse accadendo restando nell’area di sosta del penitenziario. Intanto, dall’altro lato dell’edificio, venti detenuti del reparto Tevere urlavano le proprie rimostranze, non diverse da quelle che hanno portato a scenari ben più violenti e a tragici eventi in altre carceri del Paese. A capo della rivolta due ragazzi di vent’anni detenuti per reati di droga. Contemporaneamente, i detenuti del reparto alta sicurezza del reparto Tamigi, una cinquantina, si sono barricati all’interno della sezione devastando qualche suppellettile. A scatenare la rivolta, iniziata nell’ora d’aria, la decisione del governo di sospendere i colloqui fino al 21 marzo. Una misura tesa a tutelare la salute della popolazione carceraria che vive in soprannumero e, a Santa Maria Capua Vetere, con carenze idriche nei periodi estivi. Lo stop alle visite ha però innescato proteste violente in diversi penitenziari del Paese, da Modena a Foggia fino a Poggioreale. Intorno alle 16, per contenere la rivolta dell’Uccella ed evitare che coinvolgesse anche altri detenuti del penitenziario (tutti rimasti nelle celle durante la protesta), a supporto del personale di polizia interno sono giunte tre camionette della Penitenziaria e, successivamente, alcune auto di agenti in borghese. Fuori dal carcere è stata schierata la Polizia di Stato. Alle 19 la protesta è rientrata dopo un lungo colloquio tra il provveditore e un sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere e i detenuti. Non si sono registrati feriti. La protesta è rientrata. Da aggiungere che, per andare incontro alle esigenze dei detenuti, sin dalla firma del decreto, la direzione del carcere ha aumentato il numero di telefonate a disposizione di ciascun detenuto per sopperire allo stop ai colloqui (da quattro a sei al mese in base al regime di detenzione) .
 
Al momento in entrambi i penitenziari la situazione sembra sotto controllo, ma da fonti ufficiali trapela che sia ad Aversa, ma soprattutto a Santa Maria Capua Vetere l'attenzione è al massimo.

Alcuni agenti di polizia penitenziaria hanno fatto sapere che «è circolata in mattinata la falsa notizia di persone contagiate da Covid-19 in carcere» e che «questa fake news» sarebbe «tra i motivi della rivolta». Dall’amministrazione carceraria, nelle stesse ore, si apprendeva che non ci sono, nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, né persone contagiate né persone che presentano sintomi sospetti e infatti, fino a ieri, nessun tampone è stato eseguito all’Uccella.
 
Più di un avvocato penalista sta usando i social per lanciare appelli al governo a tutela della popolazione carceraria. Tra gli altri, il penalista napoletano Alfredo Sorge. «Nelle carceri italiane non si rispettano le misure di sicurezza (distanza interpersonale di almeno un metro) e igieniche (anche 9 in una cella con un solo wc) che sono state adottate nel mondo intero per prevenire la diffusione del contagio da Covid-19 - dice Sorge - Al 29 febbraio 2020 la popolazione carceraria è di 61mila detenuti e dunque 10mila oltre la capienza massima». «Pure l’Iran, che conta meno contagiati dell’Italia, ha concesso una settimana fa a 54mila detenuti nelle carceri i domiciliari. Ricordiamoci che il reato di epidemia colposa si può consumare anche con condotte omissive».
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