Soffiate ai Casalesi, il boss pentito:
​«Ci informava un uomo dei Ros»

Soffiate ai Casalesi, il boss pentito: «Ci informava un uomo dei Ros»
di Marilù Musto
Giovedì 28 Marzo 2019, 07:30
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È uno degli investigatori che ha intrecciato i fili delle principali inchieste sui colletti bianchi del clan dei Casalesi e che ha lavorato gomito a gomito con la procura di Napoli. Ora, il figlio di Francesco Schiavone «Sandokan», Nicola, parla di lui come una «talpa della camorra all'interno dei Ros». È vissuto a Trentola Ducenta ed è legato da vincoli di parentela con l'ex sindaco di Trentola Ducenta, Nicola Pagano e il fratello, Domenico, imprenditore.
 
«Questa persona ci dava le soffiate pure sugli arresti per gli omicidi, come il triplice delitto Minutolo-Papa-Buonanno», ha spiegato ai magistrati Nicola Schiavone, figlio «degenere» di una famiglia di mafiosissimi discendenti. Era il 2009 e nelle campagne di Villa di Briano riaffiorarono due corpi avvolti in asciugamani bianchi.

Erano i cadaveri di Giovanni Battista Papa e Modestino Minutolo, estorsori di Grazzanise che il figlio di Schiavone «Sandokan» fece eliminare perché osarono chiedere il «pizzo» in maniera indipendente dal clan. Un terzo cadavere, quello di Francesco Buonanno, fu trovato con una pallottola conficcata in testa, sotto a un albero, in un campo di papaveri a Frignano. Ma quando partirono gli arresti per i responsabili dei delitti, Nicola Schiavone, il mandante, era già introvabile. Qualcuno lo avvertì. Ora, dopo 10 anni, il primogenito del boss è un pentito di punta e ha svelato il nome di chi metteva in guardia il clan. Questo, ma anche altro, è contenuto nei verbali a margine dell'inchiesta che chiude il cerchio su Carmine Antropoli, ex sindaco di Capua e primario del Cardarelli. Uno spaccato di «corruzione» che emerge durante un interrogatorio di Schiavone jr svolto dai magistrati Maurizio Giordano e Alessandro D'Alessio della Dda. Ancora oggi, quel militare del Ros accusato da Schiavone, è in servizio in una compagnia in Campania. E così, si fa forte l'idea che insospettabili personaggi che gravitano nella vita delle istituzioni siano, in realtà, dei presunti delatori. Questo, spiega anche tanti possibili insabbiamenti. Come quello di un'inchiesta nata nel 2008 su alcune lottizzazioni a Trentola Ducenta, paese del centro commerciale Jambo1.

L'indagine aveva coinvolto il fratello dell'ex sindaco, Domenico Pagano. Il processo nato dagli quegli accertamenti si è arenato, fino alla prescrizione del reato per falso. Intanto, però, un altro pentito, Luigi Cassandra, avrebbe rivelato di avere avuto degli interessi nella lottizzazione. E Cassandra, ex assessore, è stato definito «il prestanome» del boss Michele Zagaria. Le manette a Trentola -Ducenta sono scattate solo nel 2015. Ma strani passaggi di notizie riservate erano state già avvertite. Mentre ora altri professionisti  e sindaci di San Marcellino e Frignano nel 2007, sono nei verbali di Schiavone.
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