Casalesi, in cella l'imprenditore edile
soprannominato «Peppe 'o biondo»

Casalesi, in cella l'imprenditore edile soprannominato «Peppe 'o biondo»
Lunedì 15 Novembre 2021, 15:53
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Dopo il matrimonio con la figlia di Francesco Zagaria, cognato dell'ex primula rossa dei Casalesi Michele Zagaria, era diventato una figura imprenditoriale di rilievo nella cosca di Casapesenna: i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Giuseppe Diana, soprannominato «Peppe 'o biondo» accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso.

Il giudice per le indagini preliminari di Napoli, accogliendo le ipotesi degli inquirenti, ha ritenuto Diana gravemente indiziato di esser personaggio organico alla fazione Zagaria della federazione mafiosa casalese. L'ordinanza di custodia cautelare eseguita dai militari giunge dopo indagini basate per lo più sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e sulle intercettazioni, telefoniche e ambientali espedite in un arco temporale molto ampio, che inizia nel 2009 - durante la ricerca dell'allora latitante Michele Zagaria - e conclusosi nel 2020.

Secondo i pm antimafia, Giuseppe Diana, imprenditore edile di Casapesenna (città natale del boss), era in stretto contatto con Zagaria e anche con il nipote di quest'ultimo Filippo Capaldo: inizialmente si era occupato di curare la latitanza di «capa storta» (così veniva soprannominato Zagaria) e della raccolta dei proventi legati alla imposizione delle slot machine sui territori di riferimento del clan.

Ma, successivamente, dopo la cattura di Giovanni Garofalo, e dopo il suo matrimonio con la figlia di Francesco Zagaria (defunto, cognato di Michele in quanto sposato con Elvira, sorella di Michele), Diana avrebbe assunto, sempre secondo i pm, il il ruolo di imprenditore di figura rilievo nella cosca di Casapesenna, tanto da avviare numerosi interventi edilizi anche in territorio toscano, i cui proventi, secondo la Dsa ma anche secondo il gip, finivano nelle casse del clan.

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