Caserta, 37 arresti oggi: il figlio del boss ordina l'omicidio dal carcere per vendicare bimbo offeso

Gianluca Bidognetti
Gianluca Bidognetti
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 22 Novembre 2022, 16:56 - Ultimo agg. 23 Novembre, 16:04
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«Già» è l'iniziale del nome di Gianluca Bidognetti che si lascia sfuggire Vincenzo D'Angelo (conosciuto dal clan come biscottino) durante una conversazione con alcuni affiliati: da qui, viene fuori che Gianluca, il figlio del boss Francesco «Cicciotto e' mezzanotte», utilizzava in carcere un telefono cellulare. È questa l'ipotesi della Procura di Napoli (Dda) che emerge dall'ordinanza eseguita oggi. I sospetti dei magistrati, per la verità, trovano riscontro quando, il 29 gennaio del 2021, il rampollo dei Bidognetti viene trovato in possesso di un cellulare nella sua cella del carcere di Terni. Grazie a questo ritrovamento, poi, viene a galla anche un'altra circostanza: nasce da un litigio per bambini il progetto di agguato ideato da Gianluca Bidognetti, 34enne ultimogenito del capoclan dei Casalesi, Bidognetti senior, arrestato insieme alle sorelle Katia e Teresa, ai cognati e ad altre trentadue persone (le cinque altre ai domiciliari) per associazione camorristica, estorsione, usura, spaccio di droga, ricettazione. Un agguato che per gli inquirenti sarebbe stato ordinato ma non eseguito quasi in extremis. Nell'ordinanza di arresto firmata dal gip di Napoli Isabella Iaselli, si parla del litigio tra il figlio piccolo di Katia e un bimbo figlio di una persona imparentata con un altro esponente storico del clan, Emilio Martinelli, in cui il secondo dice al primo: «Sei una famiglia di falliti, non siete più nessuno ... a me a casa mia il più poco tiene quattro ergastoli». 

Il figlio di Katia viene anche intercettato dagli investigatori dell'Arma mentre interviene improvvisamente in una discussione tra la zia Teresa Bidognetti e il marito Vincenzo D'Angelo, che verte proprio sul litigio dei bimbi. «Zia ma eh....perché quando uscirà zio Gianluca cambieranno tante cose secondo me...».

dice il piccolo. Per carabinieri e Dda, Gianluca Bidognetti avrebbe ordinato di dare una lezione a Martinelli. In carcere proprio Gianluca introduce il discorso durante il colloquio con il cognato Vincenzo D'Angelo. «Ma quello sporco del Barone (soprannome di Emilo Martinelli) che fine ha fatto?» chiede Gianluca, e D' Angelo risponde: «Chi lo vede ...per piacere non farmi girare lo stomaco». Gli inquirenti scopriranno che proprio D'Angelo, convinto dalla moglie Teresa, alla fine non attuerà l'agguato ordinato da Gianluca. 

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È cominciata con una pistola puntata alla testa la carriera criminale di Gianluca Bidognetti, 34enne e ultimo dei cinque figli del capoclan dei Casalesi Francesco Bidognetti, che questa mattina ha ricevuto nel carcere di Terni, dove è detenuto da anni, un'ordinanza di custodia cautelare perché ritenuto dalla Dda di Napoli il nuovo capo della famiglia malavitosa e tra i vertici della cosca casalese. A puntare l'arma contro la tempia del giovane Gianluca - emerge dal provvedimento firmato dal gip di Napoli - fu nel 2008, quando aveva appena 20 anni e si era in piena stagione stragista (diciotto morti in nove mesi, tra cui i ghanesi della strage di Castel Volturno), quel Giuseppe Setola, capo dei killer dei Casalesi, che voleva Gianluca dalla sua parte per fare la guerra ai pentiti, tra cui rientrava la madre di Gianluca, Anna Carrino (madre anche di Teresa e Katia), e ristabilire così il predominio del clan sul territorio. A parlare di quel momento che per Gianluca rappresentò uno «sliding doors», sono la sorella Teresa Bidognetti e il cugino Giovanni Stabile, entrambi arrestati oggi con Gianluca, intercettati il 28 maggio 2021 dai carabinieri di Aversa mentre sono in casa. «Ai tempi di Setola - racconta Teresa - questi si rivolse a Gianluca e gli disse: tu una volta sola devi parlare con me...se sei il figlio della pentita o il figlio di Cicciotto? ... con la pistola in fronte, Giovanni ... a me lo hanno detto le persone che stavano sedute al tavolo là». Gianluca fece la scelta, e con Setola, nel maggio 2008, si recò dalla zia per ucciderla (la donna riuscì a salvarsi), e attuare, nei confronti della madre pentita Anna, la più classica delle vendette trasversali. Nell'ordinanza è allegata anche una telefonata tra Vincenzo D'Angelo, marito di Teresa Bidognetti (arrestato) e la suocera Anna Carrino, non indagata, in cui l'uomo, sapendo che la Carrino è pentita, sottolinea che lui non c'entra con le estorsioni del gruppo, ma dalle ambientali nella sua abitazione si comprende invece che é interessato ai proventi realizzati. 

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